Recensione The War- Il pianeta delle scimmie

In Cinema, Recensioni Film, Tomàs Avila by scheggedivetroLeave a Comment

Condividi:
Share

Regia: Matt Reeves.
Soggetto: ispirato da Il pianeta delle scimmie di Pierre Boulle.
Sceneggiatura: Mark Bomback, Matt Reeves.
Colonna sonora: Michael Giacchino.
Direttore della fotografia: Michael Seresin.
Montaggio: William Hoy, Stan Salfas.
Produttore: Chernin Entertainment, River Road Entertainment, TSG Entertainment.
Anno: 2017.
Durata: 140’.
Paese: USA.
Interpreti e personaggi: Andy Serkis (Cesare), Woody Harrelson (Colonnello), Steve Zahn (Scimmia Cattiva), Karin Konoval (Maurice), Amiah Miller (Nova), Terry Notary (Rocket).

Un po’ in ritardo rispetto alla data di uscita italiana ma ce l’abbiamo fatta. Matt Reeves è tornato a tre anni di distanza da Apes Revolution- Il pianeta delle scimmie con il terzo capitolo che conclude la trilogia cominciata da Rupert Wyatt con L’alba del pianeta delle scimmie.

Nonostante la morte di Koba, la guerra scatenata da questi tra le scimmie e gli umani procede senza sosta. I soldati americani, guidati dal Colonnello, vogliono catturare Cesare, geniale condottiero dei primati super-intelligenti, e ristabilire il primato della razza umana. (da mymovies)

La nuova trilogia de Il pianeta delle scimmie è uno dei casi di blockbuster fantascientifici più interessanti dei nostri tempi. Una saga che è partita bene con il film di Wyatt ed è andata a crescere: come ambizioni, epicità e anche come durata dei film.
Possiamo dire che The War- Il pianeta delle scimmie è il punto di arrivo che non ci saremmo mai aspettati all’inizio della saga, qualcosa di più unico che raro nel cinema hollywoodiano contemporaneo, qualcosa che potremmo paragonare ad altri due blockbuster del 2017: Logan- The Wolverine di James Mangold e Blade Runner 2049 di Denis Villeneuve.

In particolare è con il primo che il film di Reeves ha diversi punti di contatto. A partire dall’ambientazione postapocalittica (o forse, nel caso di Logan- The Wolverine, sarebbe più corretto definirla preapocalittica), passando per la rielaborazione dei generi: il western, l’action, la fantascienza, il war movie e via dicendo.
Ciò che più di tutto accomuna questi film però è il fatto di proporre un modello di blockbuster alternativo, più adulto, una sorta di blockbuster d’autore, per quanto non mi piaccia molto come definizione.
In ogni caso Mangold, Reeves e Villeneuve sono riusciti a coniugare l’intrattenimento e la riflessione, senza rinunciare alla spettacolarità che dovrebbe essere una delle caratteristiche principali di un blockbuster, come testimonia il budget di The War- Il pianeta delle scimmie, stimato intorno ai 150 milioni di dollari.

Se già Apes Revolution- Il pianeta delle scimmie era una ventata d’aria fresca, questo terzo capitolo porta all’estremo tutto ciò che di buono c’era nel precedente.
I tempi sono estremamente dilatati, specialmente nella prima parte che può essere considerata un vero e proprio western postapocalittico. Ciò che interessa principalmente a Reeves sono i personaggi, Cesare in particolare. Per questo il regista si concentra sui volti delle scimmie, sulla loro espressività estremamente umana, come sottolinea anche il Colonnello interpretato da Woody Harrelson.
Dietro a Cesare si cela ancora una volta Andy Serkis, attore incredibile, famoso soprattutto per aver interpretato Gollum ne Il Signore degli Anelli.
La performance capture ha raggiunto dei livelli di verosimiglianza tali che ormai non si riesce più a distinguere cosa è vero da cosa non lo è.
Ed è proprio questo il tema dominante della trilogia, fin dal primo film: cosa (e chi) è umano e cosa non lo è? La risposta era chiara fin da subito ma viene confermata con ancora più forza in The War- il pianeta delle scimmie. È l’umano ad avere la peggio, sia a livello narrativo, sia per quanto riguarda la realizzazione del film. Le scimmie (dietro alle quali si celano, è sempre giusto sottolinearlo, degli attori in carne e ossa) hanno la meglio sull’uomo, il digitale sull’umano. A questo punto manca solo una vittoria di Serkis agli oscar per un’interpretazione in performance capture.

Siamo lontani dalla visione conciliatoria e la retorica a cui ci hanno abituati la gran parte dei blockbuster americani. In questo caso Reeves non fa sconti e condanna l’uomo che ha creato da sé la propria apocalisse, dovuta soprattutto a una crescente mancanza di umanità, caratteristica che invece, paradossalmente, contraddistingue le scimmie guidate da Cesare.

Full Metal Jacket a sinistra, The War- Il pianeta delle scimmie a destra.

Degli umani si salva soltanto Nova, una bambina che, priva di tutti i pregiudizi e della malvagità umana, crescerà con le scimmie. Il futuro dell’uomo sta proprio nell’ingenuità e nell’innocenza di Nova che, rischiando di morire, cerca di dare da mangiare alle scimmie imprigionate dal Colonnello, in una scena memorabile del film.
Ancora una volta il pensiero va alla Laura di Logan- The Wolverine e più in generale al gruppo dei mutanti bambini, l’unico possibilità di un futuro in un mondo prossimo all’autodistruzione.

Reeves fa del pessimismo e di quest’atmosfera cupa la caratteristica principale di The War- il pianeta delle scimmie. Un’atmosfera crepuscolare che può ricordare, proprio come Logan- The Wolverine, certi film di Clint Eastwood, in particolare Gli Spietati.
Non c’è più spazio per gli eroi senza macchia del cinema classico e anche Cesare, seppure ovviamente sia un personaggio positivo, ha le sue debolezze.
Il regista spesso smorza l’epicità proprio nei momenti in cui, da un blockbuster, ci si aspetterebbe il climax.
Un esempio emblematico è il modo in cui si risolve lo scontro finale tra il Colonnello e Cesare, rinunciando a ogni spettacolarizzazione per concentrarsi sulle psicologie dei personaggi a tal punto da far diventare commovente anche la morte di un personaggio che è stato fatto odiare durante tutto il resto del film.
Anche il modo in cui si conclude definitivamente la guerra tra uomini e scimmie è molto interessante e ci fa capire che probabilmente uno dei motivi per cui le scimmie meritano di avere la meglio è il rispetto che hanno per la natura e l’ambiente in cui vivono, a differenza degli uomini che vi si sono sempre di più distaccati.

The War- il pianeta delle scimmie è un film complesso e non capiterà facilmente di vedere qualcosa di simile.
Reeves si era dimostrato un regista decisamente superiore alla media già con Cloverfield, di cui abbiamo già ampiamente scritto. Anche in questo caso gli spunti di riflessione si sprecano, così come le citazioni (il film si apre con un rimando a Full Metal Jacket), in particolare di Apocalypse Now, il principale modello di riferimento di Reeves per la caratterizzazione del Colonnello. Non viene nascosta l’influenza del film di coppola che viene esplicitata dalle scritte sui muri dei condotti sotto alla base militare in cui si svolge gran parte della vicenda, che ricordano anche le scritte che si vedevano nella stanza delle donne di Immortan Joe in Mad Max: Fury Road.
Impossibile poi non pensare poi alla Shoah e ai campi di concentramento nazisti. Reeves sembra dirci che l’uomo non riesce ad imparare dai suoi errori e che la storia si ripete ciclicamente, altro motivo per cui le scimmie sono il futuro. E Cesare, in particolare, viene presentato come una sorta di Mosè, o come colui che guiderà la rivolta e la lotta di classe delle scimmie.
Alla fine ritornerà la ciclicità della storia, con delle immagini che ricordano l’alba dell’uomo di 2001 Odissea nello spazio.

Per concludere, siamo davanti a uno dei migliori film di fantascienza degli ultimi anni. Reeves ci fa capire per l’ennesima volta cosa è in grado di fare e soprattutto cosa può nascere quando all’intrattenimento si coniuga un tentativo di fare riflettere.
Probabilmente The War- il pianeta delle scimmie non è completamente riuscito, troppo ambizioso forse, come hanno fatto notare in molti. A mio modo di vedere l’ambizione di Reeves e il rischio di questa operazione vanno premiati, così come per Blade Runner 2049 e Mother!.

 

Scritto da: Tomàs Avila.