Recensione The Batman di Matt Reeves

In Cinema by Tomas AvilaLeave a Comment

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Ormai si è perso il conto delle trasposizioni cinematografiche del personaggio di Batman che, tra alti e bassi, ha sempre saputo destare l’interesse del pubblico.

Neanche un anno dopo aver rivisto il Batman di Ben Affleck nella Snyder’s Cut, approda sul grande schermo l’ennesimo reboot.

Ancora una volta si parte dall’inizio, si riscrive la storia dell’uomo pipistrello.

La fortuna ha voluto che la DC Films abbia affidato la regia di The Batman a Matt Reeves, regista il cui talento non è stato mai riconosciuto abbastanza, uno dei pochi registi hollywoodiani in grado di realizzare dei blockbuster dai budget multimilionari, che si discostano profondamente dal modello di bockbuster fatto con lo stampo a cui ci ha abituato l’industria cinematografica più florida del mondo.

Passato da quel piccolo capolavoro che è Cloverfield, opera fondamentale del cinema post 11 settembre, in grado di competere con i grandi monster movie in quanto a spettacolarità, nonostante il budget irrisorio, alle grandi produzioni con il secondo e il terzo capitolo del reboot del Pianeta delle scimmie, film dopo film Reeves ha rivisitato alcuni dei generi fondamentali del cinema americano, rileggendoli in una chiave molto personale. Nei suoi film insomma, si ritrova sempre uno sguardo che è quello di un autore, senza voler intendere la parola in termini qualitativi, bensì come un personale punto di vista, sempre riconoscibile e riconducibile a Reeves.

La scelta della DC Films si è rivelata decisamente vincente, visto il risultato.

Nonostante la travagliata vicenda produttiva, gli svariati rinvii della data d’uscita e molti altri problemi, legati prevalentemente alla pandemia, e soprattutto nonostante le voci che giravano riguardo a due cut del film, uno più violento e uno PG-13, The Batman è uno dei migliori cinecomic degli ultimi anni e probabilmente uno dei migliori di sempre.

Dopo il notevole Joker con Jaquin Phoenix e in seguito all’enorme successo che ha riscosso, sia per quanto concerne la critica che il boxoffice, la DC Films probabilmente ha capito che strada prendere, una strada che si discosta dai film di plastica della Marvel, per la maggior parte privi del minimo interesse, optando invece per dei toni più adulti e opere più complesse, anche da proporre a un pubblico di massa.

Come era stato con i due splendidi capitoli de Il pianeta delle scimmie, Reeves porta avanti la sua operazione di decostruzione del blockbuster, realizzando un cinecomic di quasi tre ore in cui le scene d’azione si contano sulle dita di una mano.

Se The War – Il pianeta delle scimmie si apriva al western, The Batman rivisita un altro dei generi chiave del cinema americano: il noir.

I toni sono più che mai cupi e opprimenti, all’azione prevale l’introspezione, l’investigazione e l’approfondimento delle psicologie dei personaggi, su tutti, ovviamente, quello di Batman/Bruce Wayne.

Reeves però, approcciandosi al noir, deve ovviamente fare i conti con decenni di neo-noir.

Se l’intrigo politico e la progressiva messa a nudo della corruzione di Gotham City può ricordare Chinatown di Polanski, la Gotham di Reeves è figlia di decenni di neo-noir: da quello cyberpunk di Blade Runner di Scott, che ha fatto scuola in tal senso, a tutti gli eredi, come Seven di Fincher, Il Corvo di Alex Proyas e via discorrendo.

È una città in cui piove sempre, in cui le ombre prevalgono sulle luci. Una città pericolosa, in cui il crimine dilaga, come nella New York sporca e degradata di molti film della nuova Hollywood, da Taxi Driver di Scorsese a Il vendicatore della notte di Michael Winner, passando da I guerrieri della notte di Walter Hill.

Tutti punti di riferimento fondamentali anche per la Gotham del Joker di Todd Phillips, che nel film di Reeves però diventa ancora più cupa e spettrale, come mai visto prima in un adattamento cinematografico di Batman.

Imprescindibile poi è l’influenza di tutto il cinema di David Fincher, palese punto di riferimento di Reeves, laddove Nolan guardava più al realismo di Michael Mann.

Impossibile non pensare a Seven e Zodiac, specialmente per quanto riguarda il personaggio dell’enigmista, ma l’influenza di Fincher è molto più profonda, si fa sentire anche in alcuni aspetti tecnici (ad esempio l’utilizzo della messa a fuoco).

Il Batman di Robert Pattinson è specchio della sua società, più che un eroe un vigilante, devastato dal peso del suo passato e dal ruolo che si è autoimposto, quello di salvatore di Gotham.

È un Batman depresso, trasandato, che ha fagocitato Bruce Wayne, annullandolo quasi completamente, lontanissimo dal playboy visto in molti altri adattamenti, compreso quello di Nolan.

Una rilettura del personaggio inedita, almeno in ambito cinematografico, ispirata dichiaratamente a Kurt Cobain, un Batman grunge, come viene ribadito anche dalla presenza nella colonna sonora della splendida Something in the Way dei Nirvana, in due dei momenti migliori del film.

Ritornano anche le atmosfere dark di molti film anni ’90, su tutti il già citato Il corvo di Alex Proyas, se non altro per il trucco del protagonista, richiamato palesemente da quello di Batman.

Il Batman di Pattinson, fino all’ultima parte del film, è un vendicatore, “Io sono vendetta”, così si autodefinisce. È un giustiziere notturno, come il personaggio di Charles Bronson, violento, frustrato, dominato dalla rabbia.

Un personaggi con evidenti problemi, che può ricordare anche il Rorschak di Watchmen, specialmente nel fatto di fare da voce narrante (altro topos del noir), leggendo il proprio diario, come il personaggio di un film di Paul Schrader.

Ormai riesce a esistere solo in quanto Batman, la maschera ha preso il sopravvento su Bruce Wayne, come dicevamo. E non è un caso che sia un film in cui le maschere e i travestimenti abbondano. Inizia il giorno di Halloween, con una Gotham in maschera. Ci sono poi Catwoman e l’enigmista, che espliciterà questa tematica in un dialogo che avrà con Batman, in cui sottolineerà come entrambi riescano a mostrare chi sono realmente solo attraverso le maschere, che li privano di qualsiasi inibizione.

È per altro un film che affonda le radici nella contemporaneità, un Batman più che mai attuale nella costruzione dell’antagonista, un individuo disturbato, divorato dal rancore sociale, che si sfoga sul web, costruendosi una community di gente altrettanto frustrata, delle bombe a orologeria pronte a esplodere.

Tutta la parte conclusiva rievoca chiaramente molti fatti di cronaca statunitensi (ma non solo), dai vari mass shooting, agli omicidi compiuti in diretta.

L’enigmista è sempre stato ignorato ma finalmente, grazie ai social network, riesce a farsi vedere, a mettersi in mostra e a conquistare i riflettori, non diversamente dal Joker di Phoenix che sogna di andare in televisione o, ancora prima, dal De Niro di Re per una notte.

Un disagio mentale, causato in gran parte dal trattamento che la società ha riservato a questi personaggi, che esplode nel momento in cui incontra una platea.

Che dire poi delle scene finali in cui Batman cresce, riesce a dominare il suo rancore, diventando veramente un eroe e non più un semplice giustiziere, scene che riportano alla mente immagini iconiche dell’11 settembre come quelle dei pompieri che estraggono i corpi dalle macerie delle Torri Gemelle.

Un ritorno a una delle più grandi ferite degli Stati Uniti, con la quale Reeves si era già confrontato in Cloverfield.

The Batman è un film profondamente radicato nel contesto statunitense. Un film che riprende, rielabora e da nuova linfa a decenni di cinema hollywoodiano, passando con disinvoltura dal noir, all’action (le poche scene d’azione sono girate divinamente), al gangster movie, al thriller paranoide, all’horror.

Insomma, un’opera che riconferma il talento di Reeves, nonostante i limiti che la rendono imperfetta, non completamente riuscita, come ad esempio i troppi finali che si susseguono nell’ultima mezzora.

Limiti dovuti alla scelta di non spingersi del tutto oltre al modello del cinecomic tradizionale, come era stato per il Joker di Todd Phillips, anche per ottenere il visto censura PG-13, per motivi commerciali.

Se l’atmosfera è sempre cupa, ansiogena e quasi completamente priva di speranza, si fa notare il doversi frenare nel mostrare la violenza, sia quando si tratta dell’enigmista, i cui marchingegni ricordano inevitabilmente quelli di Saw, senza mai però spingersi troppo in là con ciò che viene esibito, sia nei combattimenti di Batman, nei quali si sente la mancanza della violenza che contraddistingue, per esempio, un altro grande cinecomic come Logan.

Allo stesso modo, certe soluzioni narrative che sarebbero state più adatte in un cinecomic di stampo Marvel, risultano invece poco credibili in un contesto realistico come quello di The Batman.

Un passo indietro da questo punto di vista, dunque, rispetto al Joker di Todd Phillips, senza però che questi difetti inficino la riuscita del film che, va ribadito, è un grande film.

Scritto da: Tomàs Daniel Avila Visintin