Analisi Dunkirk

In Analisi film, Cinema, In Programmazione, Maria Rossi, Martina Meschini, Tomàs Avila by scheggedivetroLeave a Comment

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Regia: Christopher Nolan.
Soggetto: Christopher Nolan.
Sceneggiatura: Christopher Nolan.
Musiche: Hans Zimmer.
Direttore della fotografia: Hoyte Van Hoytema.
Montaggio: Lee Smith.
Produttore: Syncopy, Warner Bros., Kaap Holland Film, Canal+, Ciné+. RatPac-Dune Entertainment.
Anno: 2017.
Durata: 106’.
Paese: UK, Olanda, Francia, USA.
Interpreti e personaggi: Fionn Whitehead (Tommy), Damien Bonnard (soldato francese), Aneurin Barnard (Gibson), Barry Keoghan (George), Mark Rylance (Mr. Dawson), Tom Hardy (Farrier), Jack Lowden (Collins), Kenneth Branagh (Comandante Bolton), Cillian Murphy (soldato scioccato), Harry Styles (Alex).

 

Come sempre l’uscita di un film di Christopher Nolan è vista come un evento cinematografico che coinvolge un pubblico ampissimo, dal blockbuster a quello dei “film d’autore”. Che piaccia o meno, è innegabile l’importanza che Nolan ha avuto e ha tuttora nel panorama cinematografico contemporaneo.
Ovviamente si sono create delle fazioni piuttosto rigide: c’è chi odia e scredita a prescindere qualsiasi cosa faccia il regista inglese e chi inneggia ogni volta al capolavoro, senza mezzi termini.

Questo per far capire che ormai è già stato detto e scritto di tutto riguardo a Dunkirk. Perciò abbiamo deciso di scrivere un articolo un po’ diverso dai soliti, cercando di lasciare il più possibile da parte i giudizi sul film e concentrandoci su alcune tematiche ad esso connesse.

Indice:
Dai dialoghi alle immagini
Vivere il film
La patria è nei dettagli

DAI DIALOGHI ALLE IMMAGINI 

Abbandonati iperspazio e strampalate teorie sui buchi neri, il regista inglese Christoper Nolan torna sul grande schermo con Dunkirk, un’opera enorme che risulta quantomeno difficile da sintetizzare in un breve giudizio.

DunkirkMaggio 1940: sulle spiagge bianche di Dunkerque, i soldati inglesi cercano disperatamente un modo per tornare in patria, assediati e bloccati dai tedeschi intenti ad appiccare il fuoco ad ogni nave che tenti di sbarcare a Dunkerque. Fanno da sfondo l’operazione Dynamo, durante la quale i civili con le loro imbarcazioni decisero di oltrepassare la Manica per tratte in salvo i propri connazionali e gli Spitfire della RAF che si sfidano col nemico in cielo aperto.

La storia segue tre linee narrative e temporali che si sviluppano fra aria, terra e acqua; ognuna di queste tre comprende diversi personaggi che con le loro azioni influiscono sulle altre linee convergendo poi nel finale.

Quest’operazione, che trattandosi di Nolan poteva risultare di difficile gestione, risulta invece un ottimo escamotage in grado di tenere alta la tensione e la concentrazione dello spettatore, proiettandolo direttamente sulle spiagge e sulle navi da guerra di Dunkirk; il merito di tutto ciò risiede anche nell’incredibile capacità di Hans Zimmer, ormai curatore delle soundtrack della maggior parte pellicole del regista inglese.Dunkirk

Non esiste nè il massacro gratuito nè il sentimentalismo facile in Dunkirk: la speranza del soldato inglese si intreccia alla perfezione con quello dello spettatore che ha come la sensazione di non sentirsi mai al sicuro, ma in qualche modo “soffre” e percepisce il conflitto sulla propria pelle.

Tuttavia la vera novità di questo Dunkirk risiede probabilmente nella sceneggiatura; chi conosce il regista sa bene che è sempre stato particolarmente avvezzo a dialoghi, spiegoni e script ingarbugliati che hanno più volte assunto il rischio di diventare quasi ridondati e fastidiosi (è il caso di Interstellar[1] ma non quello di Memento[2]). Calibrare questo tipo di situazioni non è mai stato il punto forte del regista che ha spesso mostrato di amare molto di più la parola al dialogo curando minuziosamente le proprie sceneggiature e spesso con l’aiuto del fratello, Jonathan Nolan (Memento, The Prestige[3], Il Cavaliere Oscuro[4], Interstellar).

DunkirkIl copione di Dunkirk si riduce invece a sole 76 pagine, diventando lo script più breve di tutta la sua intera filmografia. Stando alle recenti dichiarazioni del regista, la sua idea iniziale era addirittura quella di non servirsi affatto di un copione per poter semplicemente “riprendere tutto ciò che succede nella realtà”.

A quanto pare Nolan è un regista intenzionato a voler rimediare ai suoi errori e soprattutto ad uno dei suoi più grandi difetti ovvero la prolissità; lo spettatore in questo si nutre totalmente di immagini, i dialoghi servono semplicemente a fare da “collante” fra i tre capitoli e le situazioni che vivono i vari personaggi; lo script è infatti suddiviso fra tre punti di vista, tre luoghi e soprattutto tre tempi. Nonostante possa sembrare più intricato di quanto si pensi, Nolan riesce con linearità e chiarezza a immergerci nella narrazione senza ricorrere ai soliti colpi di scena, limitandosi a raccontare gli eventi a cui è ispirato. Messa da parte la retorica e il patriottismo nel quale era facile scadere, il regista decide di non delineare alcun schieramento (non vi sono infatti nè buoni nè cattivi); se al contempo il nemico non ha volto (ad esempio non vengono mai mostrati sullo schermo soldati tedeschi), perfino gli inglesi stessi talvolta riescono a scadere in azioni mosse da sentimenti d’odio, seppur “giustificabili” data la disumana condizione in cui si trovano.Dunkirk

C’è chi probabilmente può pensare che, considerando le trame complesse a cui il regista inglese ci ha sempre abituato, lo script di Dunkrirk possa risultare troppo “scarno” date le capacità narrative di Nolan; tuttavia questo cambio di rotta è riuscito a mostrare le reali doti di un regista che non ha bisogno di script intricati per confezionare qualcosa di spettacolare.

Inoltre, è bene sottolineare come non si tratti assolutamente di un discorso di una sceneggiatura completamente messa in disparte a favore della regia: l’obbiettivo di Nolan – a parer mio raggiunto – era senz’altro quello di rendere Dunkirk un’esperienza sensoriale e immersiva che di base non vuole e non necessità affatto di un intricato script o teorie melliflue sull’amore per funzionare.

 

Scritto da: Molly Jensen.

 

VIVERE IL FILM 

In questo capitolo mi piacerebbe soffermarmi sulla tanto discussa immersività di Dunkirk, in relazione a una serie di film recenti che potrebbero essergli affiancati.

imax DunkirkIl nome di Nolan è direttamente associato al dibattito su pellicola e digitale: è noto che il regista sia un grande sostenitore della pellicola e in particolare dell’IMAX. Il cavaliere oscuro, del 2008, è stato il primo film su grande distribuzione parzialmente filmato in IMAX 70mm, per un totale di 28 minuti. Il cavaliere oscuro- Il ritorno[5] contava un totale di 72 minuti in IMAX 70mm, Interstellar 66 minuti.
Dunkirk non fa eccezione: il 70% del film è stato girato in IMAX 70mm e il restante 30% (per lo più scene di dialoghi) in Panavision 65mm, lo stesso formato scelto da Quentin Tarantino per The Hateful Eight[6].

Nolan, come sempre, ha puntato molto sull’aspetto visivo del film. Questa volta ancora più del solito, eliminando quasi completamente i dialoghi, cosa sorprendente viste le sue opere precedenti, in cui si cercava di spiegare fin troppo attraverso i dialoghi. Stando alle dichiarazioni del regista, lo script i Dunkirk era lungo 76 pagine, più o meno la metà delle sceneggiature dei suoi altri film.

Questo si traduce in pratica in una maggiore attenzione all’azione. In tutti i 106 minuti di durata, Dunkirk è basilarmente una lunga e tesissima scena d’azione e in questo può ricordare, con le dovute differenze, Mad Max: Fury Road[7]. Non si tratta, come spesso accade, di una narrazione al cui interno sono inserite sequenze d’azione ma di una narrazione che si sviluppa proprio attraverso l’azione.

Nonostante Nolan, anche questa volta, abbia optato per una struttura temporale complessa e non lineare, si capisce che è meno interessato alle grandi macchine narrative alla Inception[8] ma più che altro al far vivere allo spettatore una vera e propria esperienza sensoriale, portandolo sulla spiaggia di Dunkirk insieme ai soldati protagonisti del film al fine di fargli provare quelle sensazioni.
In questo modo, la narrazione dipanata su tre piani temporali dalla durata differente (una settimana Il molo, 1 giorno Il mare, 1 ora Il cielo) non diventa il centro dell’attenzione ma certamente contribuisce a creare la suspense, grazie a un montaggio che incastra in maniera molto efficace l’incedere delle tre storie fino a farle convergere sul finale.
Tuttavia, come dicevamo, Nolan vuole far vivere la guerra allo spettatore, immergerlo in una sorta di realtà virtuale.

E qui arriviamo al punto principale di questo capitolo.

Non è certo cosa nuova l’idea di un cinema immersivo, basti pensare ai vari formati panoramici e ai metodi di proiezione sperimentati nel corso della storia del cinema, dal Cinerama al Cinemiracle, dal Kinepanorama al Cinemascope.

Billy Lynn

“Billy Lynn”, Ang Lee, 2016.

Per non parlare poi del 3D che, soprattutto in tempi recenti, ha dato prova di poter letteralmente immergere lo spettatore all’interno del mondo del film; è il caso di Avatar[9] o Gravity[10], per esempio.
Anche l’utilizzo del POV può essere visto in questo senso, come una sorta di visore VR; forse l’esempio più lampante è Hardocre Henry[11], completamente girato in soggettiva con delle GoPro.
Si può pensare infine ai film che hanno sperimentato frame rate particolari, come il recente Billy Lynn[12] di Ang Lee[13] (che già con Vita di Pi[14] aveva cercato di trascinare lo spettatore dentro al film), girato in HFR, a 120 frame al secondo, 4k di risoluzione e 3D. Lo stesso Ang Lee ha detto che, girando in questo modo, non si può più parlare di film come li si intende normalmente.

Il caso di Nolan però è diverso. Innanzitutto per l’utilizzo della pellicola, come vedremo in seguito, ma soprattutto perché l’obiettivo non è solo di trascinare lo spettatore all’interno di un mondo immaginario, ma di fargli vivere quasi fisicamente quella situazione, far provare il dolore, fare capire cosa vuol dire annegare e via dicendo.
Per questo non mi sembra esagerato parlare di esperienza sensoriale. Senza visori VR Nolan è riuscito a stimolare i sensi di chi guarda il film, partendo chiaramente dalla vista e l’udito ma arrivando in qualche modo anche agli altri. Raramente mi è capitato di uscire dal cinema stanco. Non annoiato ma fisicamente provato, come se fossi stato veramente su quella spiaggia.

The Revenant

“The Revenant”, Alejandro González Iñárritu, 2016.

Anche in questo caso, Nolan non è il primo a fare una cosa del genere. Si può parlare di esperienza sensoriale con un film come 2001 Odissea nello spazio[15] di Kubrick[16] o l’allucinogeno Enter The Void[17] di Gaspar Noè[18].
Per il modo in cui Nolan si concentra sulla condizione fisica, corporea dei personaggi tuttavia, Dunkirk mi sembra più vicino alla strada che ha preso ultimamente Alejandro González Iñárritu[19] che con The Revenant[20] ha cercato di fare la stessa cosa (a parer mio fallendo): far soffrire lo spettatore insieme al personaggio interpretato da DiCaprio[21], nel tentativo di trasporre su schermo la “vera” sofferenza (tema caro al regista messicano). Fondamentale questo concetto: il “vero”.

Iñárritu ha puntato molto, per pubblicizzare il film, sul fatto che fosse, da molti punti di vista, estremamente realistico: gran parte delle riprese sono state effettuate con illuminazione naturale, DiCaprio ha dovuto veramente nuotare nell’acqua ghiacciata, mangiare carne cruda e via dicendo. Sempre in questa direzione vanno interpretati i virtuosistici piani sequenza e le strettissime inquadrature sul volto del protagonista sofferente.

La conferma di quanto detto è arrivata con l’ultimo progetto di Iñárritu: CARNE y ARENA[22], un’installazione di realtà virtuale che include diverse situazioni, attività e immagini che permettono di mettersi nei panni degli immigrati messicani, mettendosi “sotto la loro pelle e dentro i loro cuori”[23]. Insomma è abbastanza chiaro di cosa stiamo parlando.

Carne y Arena

“Carne y Arena”, foto ad un visitatore, Emmanuel Lubezki.

Uno dei motivi per cui Dunkirk è qualcosa di maggiormente riuscito rispetto ai progetti di Iñárritu è che l’intento di Nolan, come lui stesso ha specificato, non è immergere lo spettatore nella realtà dei fatti ma in un’illusione di realtà. In un mondo credibile, non per forza storicamente accurato.
Prendiamo per esempio le varie imbarcazioni e gli aerei utilizzati nel film. Nolan è salito, prima di iniziare a girare, su questi aerei per capire cosa si prova a esserci dentro fisicamente, in volo. Tuttavia non si è fatto troppi problemi a “piegare” la storia a suo favore, utilizzando per esempio dei Messerschmitt con la punta gialla (che in realtà non sono stati utilizzati a Dunkirk) per rendere, attraverso il colore, più evidente la differenza tra gli aerei tedeschi e gli Spitfire inglesi.

Oppure pur di non doverla ricostruire in CGI, ha scelto di utilizzare un’imbarcazione militare francese degli anni ’50 spacciandola, in seguito a qualche ritocco, per una inglese.

A proposito di CGI, fondamentale per Nolan è stato infatti limitarne l’uso: tutte le scene di battaglie aeree sono state girate installando in modi fantasiosi le pesantissime macchine IMAX sugli aerei, per la precisione 3 Spitfire inglesi e 2 Messerschmitt. In questo senso si può veramente parlare di qualcosa di unico.
A Nolan non importa la verità ma la verosimiglianza. Dunkirk non deve quindi essere preso come un film storico, ovviamente racconta anche una storia accaduta realmente, però l’intento principale è quello di creare un prodotto di intrattenimento.

Dunkirk

Dal backstage di “Dunkirk”.

Va sottolineato poi che Nolan cerca di portare lo spettatore sulla spiaggia di Dunkirk attraverso le immagini ma anche, e forse soprattutto, attraverso la colonna sonora, intesa in senso esteso: sia le musiche di Hans Zimmer che i suoni diegetici.

Dalla prima scena fino a quando i soldati arrivano al treno che li riporta a casa, il commento musicale di Zimmer è uno dei veri protagonisti del film nonché il principale responsabile della costruzione della suspense. Il ticchettio dell’orologio, proposto al compositore da Nolan come punto di partenza, ossessiona lo spettatore insieme a suoni che rimandano al battito cardiaco.

Ritorniamo quindi sulla questione pellicola/digitale. Sempre più spesso, quando si parla di immersività riferendosi ai film, sembra naturale pensare al digitale e in particolare alle realtà virtuali, come quella di Iñárritu.
Nolan in qualche intervista ha dichiarato di aver voluto creare una sorta di realtà virtuale, però si pone in controtendenza, girando il film completamente in pellicola e continuando comunque a preferire lo schermo cinematografico, piuttosto che, per esempio, i visori VR.
Quando gli è stato chiesto il perché di questa scelta che ad alcuni può apparire un po’ contraddittoria, Nolan ha risposto che secondo lui il cinema, specialmente i formati grandi che tanto gli piacciono, ha il vantaggio di poter passare con disinvoltura da una visione soggettiva (quella delle realtà virtuali) ad una oggettiva.

Dunkirk

Dal backstage di “Dunkirk”.

È proprio da questo paragone tra Dunkirk e le realtà virtuali che vorrei trarre gli ultimi due spunti.
Per prima cosa Dunkirk è stato da molti criticato per il fatto di rendere molto difficile, se non impossibile, provare empatia per personaggi che non hanno un background, al quale non ci affezioniamo e soprattutto che non riusciamo a identificare come veri protagonisti. Questo è spiegabile in due modi per me: da una parte infatti Dunkirk vuole essere un film corale e vuole fare capire come in guerra non ci siano veri protagonisti, ma solo uomini che cercano di sopravvivere (motivo per cui Nolan cerca il più possibile di eliminare la distinzione tra “buoni” e “cattivi”); tutti sono nella stessa situazione, non ci sono eroi (anche se poi alla fine, in realtà, gli eroi ci sono: il personaggio di Tom Hardy[24], quello di Kenneth Branagh[25]).
Una seconda spiegazione può essere azzardata se si considera Dunkirk come una sorta di realtà virtuale: non ci sono protagonisti perché è lo spettatore stesso ad essere il protagonista. È chi guarda il film che deve vivere quelle sensazioni, di conseguenza perdono d’interesse gli altri personaggi, diventando secondari.

In secondo luogo, ritornando sul discorso che Nolan fa riguardo alla possibilità offerta dal Cinema di passare da una visione soggettiva a una oggettiva: credo stia proprio qui il principale limite di Dunkirk e in un certo senso del Cinema di Nolan in generale.
Dunkirk è un film che osa molto poiché si rivolge ad un pubblico molto vasto ma è diverso dai soliti blockbuster, rivelandosi qualcosa di veramente innovativo e sperimentale. DunkirkTuttavia, ogni tanto, Nolan cerca di fare un passo indietro. In certi momenti lo spettatore smette di essere il protagonista e assumono questo ruolo i personaggi. È il caso, per esempio, della scena in cui il personaggio di Kenneth Branagh vede le imbarcazioni civili inglesi arrivare verso la spiaggia. Queste scene cercano, per un breve momento, di interrompere la “realtà virtuale” che sta vivendo lo spettatore, per dare spazio alla componente emotiva dei personaggi. Anche la colonna sonora accompagna questi momenti con delle evidenti variazioni di toni.

È quasi come se Nolan non avesse il coraggio di andare fino in fondo nella sperimentazione, come se avesse paura di allontanarsi troppo dal suo pubblico abituale.
Si nota un deciso passo avanti rispetto a Interstellar ma si percepisce ancora questo atteggiamento da parte di Nolan. Probabilmente il regista inglese, prima o poi, riuscirà a dare veramente il meglio di sé, quando non si preoccuperà più del suo pubblico.

 

Scritto da: Tomàs Avila.

 

LA PATRIA E’ NEI DETTAGLI 

Uno dei punti su cui la critica è stata più aspra è la non comunicabilità emozionale del film di Nolan, o meglio, l’impossibilità di immedesimazione nei personaggi ‘protagonisti’ della storia. Se da una parte i motivi di questa scelta sono da ricondursi al discorso tecnico e stilistico portato avanti fino ad ora, non bisogna dimenticare la trama di Dunkirk e il punto di vista da cui Nolan ha deciso di raccontare.

DunkirkInizierei ricordando che la battaglia di Dunkirk è stata una disfatta. La ritirata delle truppe anglo-francesi messe alle strette dall’esercito Tedesco. Dopo questo episodio gli inglesi e i francesi riuscirono con difficoltà a riorganizzarsi e vennero nuovamente sconfitti dal Terzo Reich, ormai incontrastabile.

Allora perché scegliere di parlare di patria mettendosi dalla parte dei perdenti? O di orgoglio militare? Nolan non è di sicuro il primo a trattare questo passaggio storico, è il primo che lo fa con un’intenzione differente. Chi pensa che nel film ci sia qualche elogio alla macchina bellica probabilmente manca della sensibilità adeguata per capire cosa sta guardando. Un macello in piena regola, questo è quello che Nolan mette in scena. Per questo l’attenzione alla caratterizzazione dei personaggi è minima. L’immedesimazione in un protagonista-eroe è completamente inutile di fronte all’imprevedibilità distruttiva della guerra.

Cosi anche la figura dell’aviatore, interpretato da Tom Hardy, che giunge alla fine per salvarci da noi stessi e farci dire <si è lui l’eroe!>, ci lascia con un’espressione che di eroico ha ben poco, togliendoci ogni soddisfazione. E Kenneth Branagh, in una prova attoriale magistrale, guarda in faccia la morte con paura e sospetto quando vede un aereo avvicinarsi pericolosamente alla spiaggia, ma poi tutto va bene e lui è visibilmente sollevato perché la morte fa paura anche agli eroi, ed è giusto sottolinearlo. In trincea non c’è differenza tra il soldato di fanteria e il capitano, tra francesi e inglesi, tra noi spettatori e loro in combattimento. DunkirkQuesto è quello che emerge dal film di Nolan, e più che una mancanza, credo sia una scelta consapevole. Un’intenzione di trattare un tema delicato, considerando il momento di fermento in cui viviamo, in maniera disillusa e totalmente poco poetica.

Tutte le gesta eroiche vengono sminuite dalla portata dell’orrore che viene perpetrato per tutto il film, l’espressione del padre che ha perso il figlio durante l’azione di salvataggio dei soldati reduci è emblematica di quanto i concetti di patria e di valore siano inutili di fronte alla perdita di chi ci è caro.

Si, il sentimento di unione nazionale – non mi azzardo a chiamarlo nazionalismo – degli inglesi ha salvato i soldati e sbloccato l’impasse in cui si ritrovava l’esercito, ma la scena del salvataggio viene trattata quasi con superficialità, nonostante sia il momento saliente.

Un’incredibile attenzione all’emozione si nota nel modo in cui Nolan riprende i dettagli, le piccole espressioni involontarie che solcano il volto dei soldati anche per pochi secondi, ma che sono estremamente rilevanti. Per parlare di caratterizzazione di un personaggio molto spesso non è necessario mettergli in bocca papiri sulla retorica della guerra, basta molto meno quando si ha ben chiaro il messaggio da portare allo spettatore.

Nel vagone del treno, un soldato esperto è costretto a leggere per le nuove leve un articolo in cui si parla del successo riportato a Dunkirk, legge con disinteresse, quasi insofferenza e uno sguardo sprezzante è l’ultimo frame che ci lascia Nolan.

 

Scritto da: Ilaria Micella.

 

Dunkirk

 

Note:

[1] Link IMDB del film: http://www.imdb.com/title/tt0816692/?ref_=nv_sr_1 .

[2] Link IMDB del film: http://www.imdb.com/title/tt0209144/?ref_=nv_sr_1 .

[3] Link IMDB del film: http://www.imdb.com/title/tt0482571/?ref_=fn_al_tt_1 .

[4] Link IMDB del film: http://www.imdb.com/title/tt0468569/?ref_=nv_sr_1 .

[5] Link IMDB del film: http://www.imdb.com/title/tt1345836/?ref_=nv_sr_2 .

[6] Link IMDB del film: http://www.imdb.com/title/tt3460252/?ref_=nv_sr_1 .

[7] Link IMDB del film: http://www.imdb.com/title/tt1392190/?ref_=nv_sr_1 .

[8] Link IMDB del film: http://www.imdb.com/title/tt1375666/?ref_=nv_sr_1 .

[9] Link IMDB del film: http://www.imdb.com/title/tt0499549/?ref_=nv_sr_1 .

[10] Link IMDB del film: http://www.imdb.com/title/tt1454468/?ref_=nv_sr_3 .

[11] Link IMDB del film: http://www.imdb.com/title/tt3072482/?ref_=nv_sr_1 .

[12] Link IMDB del film: http://www.imdb.com/title/tt2513074/?ref_=nm_flmg_dr_2 .

[13] Link IMDB del regista: http://www.imdb.com/name/nm0000487/?ref_=tt_ov_dr .

[14] Link IMDB del film: http://www.imdb.com/title/tt0454876/?ref_=nv_sr_1 .

[15] Link IMDB del film: http://www.imdb.com/title/tt0062622/?ref_=nm_knf_i3 .

[16] Link IMDB del regista: http://www.imdb.com/name/nm0000040/?ref_=nv_sr_1 .

[17] Link IMDB del film: http://www.imdb.com/title/tt1191111/?ref_=nm_knf_i2 .

[18] Link IMDB del regista: http://www.imdb.com/name/nm0637615/?ref_=nv_sr_1 .

[19] Link IMDB del regista: http://www.imdb.com/name/nm0327944/?ref_=tt_ov_dr .

[20] Link IMDB del film: http://www.imdb.com/title/tt1663202/?ref_=nv_sr_1 .

[21] Link IMDB dell’attore: http://www.imdb.com/name/nm0000138/?ref_=nv_sr_1 .

[22] Link IMDB dell’installazione: http://www.imdb.com/title/tt6212516/?ref_=fn_al_tt_1 .

[23] http://www.fondazioneprada.org/project/carne-y-arena/

[24] Link IMDB dell’attore: http://www.imdb.com/name/nm0362766/?ref_=nv_sr_1 .

[25] Link IMDB dell’attore: http://www.imdb.com/name/nm0000110/?ref_=nv_sr_1 .