Monografia di John Hillcoat. Parte 1

In Cinema, John Hillcoat, Monografie, Tomàs Avila by Tomas AvilaLeave a Comment

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Prima di cominciare avviso i lettori che, come in tutte le altre monografie del sito, sono presenti molti spoiler, necessari per analizzare al meglio i film presi in considerazione.

 

BIOGRAFIA

John Hillcoat è uno dei registi australiani più interessanti degli ultimi anni.

Non è un regista molto prolifico, infatti a oggi ha all’attivo solo cinque pellicole, di cui la prima girata nel 1988.

John nasce nel 1961 a Queensland, in Australia, ma cresce ad Hamilton, in Ontario. Fin da piccolo è interessato all’arte e si dedica alla pittura. Alcuni dei suoi dipinti vengono addirittura esposti alla Art Gallery of Hamilton Si trasferisce poi in Australia per studiare alla Melbourne’s Swinburne Film School. Il suo primo cortometraggio, The Finger (1987), partecipa al Toronto International Film Festival. Dopo aver diretto altri corti come The Blonde’s Date with Death, realizza il suo primo lungometraggio: Ghosts… of the Civil Dead (1988).

Oltre alla sua carriera cinematografica, è noto anche per aver girato molti video musicali per vari artisti come Elvis Costello, i Placebo, i Depeche Mode, i Muse, Nick Cave and the Bad Seeds, Johnny Cash e Bob Dylan e diverse pubblicità.

 

DOCUMENTARI

Anche i documentari a cui ha preso parte sono dedicati al mondo della musica:
The INXS: Swing and Other Stories, 1985
Alleys and Motorways, 1997
Digital Hardcore Videos, 2001

 

VIDEO MUSICALI

Nick Cave e John Hillcoat

Nick Cave (a sinistra) e John Hillcoat (a destra).

Hillcoat ha diretto un gran numero di video musicali, riducendo questa attività dal 2003 , periodo in cui si è dedicato maggiormente ai lungometraggi.
Vista la sua attività di regista di video musicali si può capire l’importanza che viene data alla musica nei suoi
film. Tra l’altro ha diretto dei video proprio per Nick Cave, lo storico collaboratore di Hillcoat che si è occupato di quasi ogni colonna sonora delle sue pellicole e, come vedremo in seguito, di molto altro.

 

Questo è l’elenco dei video con i vari link per vederli:

Spoiler SelezionaMostra

 

PUBBLICITA’

Anche in queste pubblicità si nota uno spiccato gusto per i paesaggi naturali che ritroviamo in molti dei suoi lungometraggi. In particolare vediamo la predilezione per i paesaggi western, genere a cui è molto legato. Non a caso ha girato anche lo spot del videogioco western Red Dead Redemption. Ecco l’elenco:

 

FILMOGRAFIA

-The Finger, 1987 (cortometraggio)
-The Blonde’s Date with Death, 1987 (cortometraggio)
Ghosts… Of The Civil Dead, 1988
To Have & to Hold, 1996
The Proposition, 2005
-Ein Stuck vom Himmel, 2007 (cortometraggio)
The Road, 2009
Lawless, 2012
Triple 9, 2016

 

GHOSTS… OF THE CIVIL DEAD     

Ghosts… of the civil deadRegia: John Hillcoat.
Soggetto: Nick Cave, Gene Conkie, Evan English, John Hillcoat, Hugo Race.
Sceneggiatura: Nick Cave, Gene Conkie, Evan English, John Hillcoat, Hugo Race.
Musiche: Blixa Bargeld, Nick Cave, Mick Harvey.
Direttore della fotografia: Paul Goldman, Graeme Wood.
Produttore: Evan English.
Anno: 1988.
Durata: 93′.
Paese: Australia.
Interpreti e personaggi: David Field (Wenzil), Mike Bishop (David Yale), Chris DeRose (Grezner), Kevin Mackey (Glover), Dave Mason (Lilly), Nick Cave (Maynard).

 

L’esordio al lungometraggio di John Hillcoat avviene con Ghosts…of the civil dead, un film molto difficile.
Ghosts… of the civil deadLa storia è quella di una struttura penitenziaria di ultima generazione nella quale vengono rinchiusi i criminali più pericolosi, assassini, psicopatici e via dicendo. I metodi dei secondini sono molto duri fin dall’inizio, però i criminali riescono comunque a sopravvivere. Nonostante i ferrei controlli, i carcerati riescono a procurarsi qualsiasi tipo di droga. Ad un certo punto i direttori della prigione decideranno di intervenire più duramente, togliendo poco per volta ogni cosa che era rimasta ai detenuti.

La situazione diventerà sempre più tesa e finirà, ovviamente, nel sangue.

Visto oggi, il lungometraggio di esordio di Hillcoat risulta ancora il più estremo dei suoi film. Non che gli altri si facciano mancare situazioni molto crude e scene di violenza piuttosto spinte, anzi, volendo ben vedere, dal punto di vista della violenza esibita, in film come The road o La proposta il sangue scorre molto più copioso. Ciò che rende questa pellicola un vero pugno nello stomaco è il contesto generale in cui veniamo introdotti, l’aria che si respira dall’inizio alla fine.
La storia, sceneggiata da Nick Cave, è ispirata a In the Belly of the Beas[1] scritto dal criminale americano Jack Henry Abbot[2]. Dopo essere stato rilasciato, Abbot divenne un noto scrittore ma a distanza di soli sei mesi uccise un cameriere e tornò in prigione, dove si suicidò nel 2002.
Prima di partire con l’analisi dei temi trattati, bisogna sottolineare il fatto che la sceneggiatura sia stata scritta da Nick Cave, che in questo film è anche attore e compositore della colonna sonora.
Ghosts… of the civil deadIl sodalizio tra Nick Cave e John Hillcoat diventerà sempre più stretto e lavoreranno insieme praticamente in ogni film del regista.

La vicenda ci viene presentata quasi come se fosse un documentario: veniamo introdotti al mondo di questa prigione di ultima generazione tramite delle didascalie che ogni tanto ricompaiono spiegando ciò che accade. Anche la messa in scena piuttosto scarna tende ad un brutale realismo.
Non abbiamo un vero protagonista o una vera storia. È un film corale, ci sono molti personaggi, nessuno più importante degli altri. Assistiamo al momento più difficile del centro di detenzione che è stato messo in isolamento.
Già da questo primo lungometraggio si capisce che Hillcoat non indugia in quanto a violenza (psicologica o fisica che sia). Rispetto ai moltissimi altri prison movie, questo è molto diverso. L’aria che si respira è veramente pesante e malata. Ci viene mostrato il lato più oscuro dell’umanità. Molti dei detenuti sono dei veri e propri folli, uno su tutti quello interpretato dallo stesso Nick Cave, un razzista che scrive sulle mura della cella con il suo stesso sangue.
Non vengono fatti sconti alla cruda rappresentazione della vita in prigione. Se i detenuti sono per la maggior parte pazzi e assassini, i direttori della prigione e i secondini non fanno di sicuro una figura migliore.
Hillcoat sembra dirci una cosa molto semplice, ma sempre attuale e importante: i metodi repressivi sono controproducenti, la violenza genera altra violenza. Un tema trattato in una miriade di film, uno su tutti Arancia meccanica[3] di Kubrick[4], e che il regista riesce ad affrontare in modo abbastanza originale.
Ghosts… of the civil deadIl realismo delle situazioni messe in scena in modo quasi documentaristico è contrapposto ad un lirismo che pervade il film e che troviamo soprattutto nei poetici monologhi dei detenuti. A volte li sentiamo parlare, a volte sentiamo i loro pensieri. Veniamo introdotti in un quadro di disperazione senza speranza.
Per certi versi viene anche da pensare a dei classici del genere distopico. Forse è a causa delle scenografie: la prigione ricorda le scenografie fantascientifiche anni ’70.

Un vero e proprio tour de force in un mondo malato e violento. Uno strano e difficile esordio per il regista australiano. Possiamo trovare alcune delle sue caratteristiche che contraddistingueranno i suoi film successivi. Per prima cosa ovviamente la violenza; in secondo luogo il voler raccontare un mondo così diverso e lontano da quello in cui viviamo tutti i giorni, cosa che ritornerà con l’outback di La proposta e con il mondo post apocalittico di The Road. Ghosts… of the civil dead, essendo quasi completamente ambientato all’interno del carcere, non si contraddistingue per la rappresentazione dei paesaggi naturali. Anche in questo caso le scenografie hanno però un ruolo di primo piano e le poche scene in cui vediamo la struttura ripresa dall’esterno sono molto efficaci nel trasmettere un senso di desolazione, trovandosi in mezzo al deserto. Lo stile a metà tra il realismo e il lirismo verrà portato avanti nelle opere successive, mentre verrà abbandonato quello più documentaristico, così come l’assenza di veri e propri protagonisti.
Anche il tema della famiglia non viene affrontato in questo film, a differenza dei successivi.
La progressiva de-umanizzazione dei personaggi posti in situazioni estreme tornerà poi sia in La proposta dove l’uomo regredirà allo stadio animale, sia in The Road, soprattutto nelle figure dei cannibali. Anche in questo caso i detenuti, a cui poco per volta viene tolto tutto ciò che è loro rimasto, diventano sempre più violenti e sprofondano in una spirale di bestialità che raggiungerà il culmine con l’omicidio finale.

Ghosts… of the civil deadIn conclusione, Ghosts… of the civil dead di sicuro non è il miglior film del regista, nonostante sia tuttora di forte impatto. Resta uno dei più interessanti prison movie del periodo e già da questo esordio si può notare il talento di cui Hillcoat darà prova nei film successivi.
Il tema è ritornato molto attuale dopo il 2006, quando sono stati aperti i centri Serco di detenzione per migranti che sono stati al centro di vari scandali.
E’ da notare infine che il titolo fa riferimento al diritto romano, dove con “civiliter mortuus” (civil dead) ci si riferiva a chi, condannato per un crimine, perdeva tutti i diritti civili.

Il film ha vinto diversi premi.

In seguito a Ghosts… of the civil dead Hillcoat si dedica alla realizzazione di videoclip musicali, abbandonando momentaneamente il cinema.
Ritorna ai lungometraggi nel 1996, a otto anni dal film d’esordio, con:

 

TO HAVE & TO HOLD      

to have & to hold

Regia: John Hillcoat.
Soggetto: Gene Conkie, John Hillcoat.
Sceneggiatura: Gene Conkie, John Hillcoat.
Musiche: Nick Cave, Blixa Bargeld, Mich Harvey.
Direttore della fotografia: Andrew de Groot.
Produttore: Sally Ayre-Smith, Denise Patience.
Anno: 1996.
Durata: 99′.
Paese: Australia.
Interpreti e personaggi: Tchéky Karyo (Jack), Rachel Griffiths (Kate), Steve Jacobs (Sal), Anni Finsterer (Rose), David Field (Stevie).

 

Purtroppo non sono riuscito a trovare questa pellicola da nessuna parte. Mi limiterò perciò a far notare che questa volta è lo stesso Hillcoat a scrivere la sceneggiatura insieme a Gene Conkie[1] (sceneggiatore anche del film precedente)
Nick Cave non è più sceneggiatore ne attore, ma si dedica questa volta alla sola colonna sonora.
Dopo questo film segue una pausa di ben nove anni, in cui il regista si dedicherà, come al solito, a video musicali.

 

LA PROPOSTA                          

la proposta

Regia: John Hillcoat.
Soggetto: Nick Cave.
Sceneggiatura: Nick Cave.
Musiche: Nick Cave, Warren Ellis.
Direttore della fotografia: Benoit Delhomme.
Produttore: James Atherton, Chris Auty, Gina Black, Chris Brown, Pam Collis, Sara Giles, Michael Hamlyn, Michael Henry, Norman Humphrey, Robert Jones, Chiara Menage, Jackie O’Sullivan, Christopher Simon, Cat Villiers.
Anno: 2005.
Durata: 104′.
Paese: Australia.
Interpreti e personaggi: Richard Wilson (Mike Burns), Noah Taylor (Brian O’Leary), Guy Pearce (Charlie Burns), Ray Winstone (Capitano Stanley), Danny Huston (Arthur Burns), Emily Watson (Martha Stanley), John Hurt (Jellon Lamb).

 

Nella calda e polverosa Australia del 1880, tre fratelli, membri di una banda di fuorilegge, dettano legge nei selvaggi territori degli aborigeni. I tre vengono incriminati per lo stupro e l’uccisione di una giovane donna incinta, ma solo due di loro vengono catturati, Charles e il fratello minore Mike, affetto da ritardo mentale. Il capitano Stanley tiene in ostaggio Mike e fa a Charles una proposta: se gli consegnerà il fratello latitante Arthur, il vero leader della gang e responsabile degli ultimi fatti di sangue, terrà in vita il fratello minore. (Da Wikipedia)

la propostaHillcoat torna al lungometraggio, nel 2005, a nove anni di distanza dal suo ultimo lavoro.
Ritorna a collaborare con il compositore Nick Cave che firma sia la sceneggiatura che la colonna sonora.
La proposta è un western molto particolare già dall’ interessante ambientazione Australiana, utilizzata come location al posto della classica Monument Valley che con Ford[2] è diventata il luogo per eccellenza del western .
I personaggi che vediamo in scena sono i pionieri europei (soprattutto inglesi e irlandesi) che colonizzarono l’Australia. Questo è uno dei temi cardine del film. Si possono dividere i protagonisti in tre gruppi: i coloni, gli indigeni e la natura. L’ambientazione non è soltanto lo sfondo della vicenda raccontata ma è un vero e proprio personaggio attivo e onnipresente.
I coloni europei cercano di portare la loro “civiltà” in un territorio ostile. L’assurdità del non voler adattarsi alle condizioni dell’Australia e di voler importare i propri usi e costumi è resa evidente da alcune scene. Una di queste è quella in cui vediamo la moglie del capitano Stanley camminare per la città vestita come se fosse in Inghilterra. Oppure la scena in cui viene festeggiato il Natale in piena estate e via dicendo.

I coloni sono riusciti a sottomettere gli aborigeni, grazie alla loro superiorità in quanto ad armamenti, tuttavia non riescono a vincere lo scontro con la natura. È molto efficace il film da questo punto di vista. Hillcoat riesce proprio a far vivere allo spettatore le condizioni dei pionieri. I personaggi sono sempre sporchi e sudati, persi in un mondo che non riescono a controllare e che ha il sopravvento su di loro. La lentezza con cui procede la storia da proprio l’idea di un luogo in cui il tempo è quasi sospeso, come fosse fuori dal mondo reale. la propostaGli aborigeni vengono considerati da tutti, o quasi, come delle bestie. Dal personaggio interpretato da John Hurt[3] viene anche sbeffeggiato  Charles Darwin e la sua idea che tra europei ed aborigeni non ci siano differenze. Questi però sono abituati alle condizioni del luogo in cui hanno sempre vissuto. L’assurdità è che la civiltà che dovrebbe contraddistinguere gli europei va presto in fumo. Il contatto con questo mondo li porta a diventare delle bestie. L’unico che si distingue dagli altri e che veramente crede in quello che fa , è il capitano Stanley: lui è convinto di riuscire a portare la civiltà in Australia importando il modello europeo. Sarà l’unico ad opporsi al linciaggio di Mike Burns, dimostrandosi rigido nelle sue convinzioni. Nonostante ciò e dopo essersi trovato tutta la città contro, compresa sua moglie Martha, ammetterà a se stesso il proprio fallimento. Lo scontro tra giustizia (il capitano Stanley) e ingiustizia (i banditi e la popolazione che segue la legge del taglione) avrà un solo vincitore: la natura. Come precedentemente accennato, questa  ritorna costantemente nel film.  Non si può dire che ci siano dei vincitori ma solo sconfitti , a parte la natura che ostile e indifferente è sempre presente.

Il personaggio di Arthur Burns è l’opposto del capitano Stanley. Rappresenta l’istinto animale, contrapposto alle regole del capitano. Arthur è veramente impazzito ed è regredito allo stadio animale. la propostaGli stessi aborigeni lo considerano “un cane”, una bestia e per questo hanno timore di lui. In tutta la prima parte del film c’è un alone di mistero sul suo personaggio e anche quando entra in scena rimane affascinante. Da una parte è colto, poetico, dall’altra è violento e brutale. I personaggi di Arthur e del capitano Stanley rappresentano perciò due opposti che finiranno per scontrarsi. Entrambi hanno un elemento simbolico che li caratterizza :  l’idea di civiltà del capitano è simboleggiata dal recinto che circonda la sua casa. È un confine oltre al quale le sue regole non vigono più, oltre al quale finisce la civiltà e inizia il regno animale. È di forte impatto la scena in cui uno degli aborigeni schiavizzati dai coloni si toglie le scarpe prima di uscire dal recinto. Un ribaltamento di ciò a cui siamo abituati.
Il simbolo che rappresenta il mondo e il modo di vivere di Arthur Burns è invece il masso che sporge nel deserto e dal quale osserva la natura. Rappresenta in pieno la sua animalità ma allo stesso tempo la poeticità del suo personaggio. Da una parte sembra un animale che controlla il suo territorio, dall’altra contempla l’immensità e la maestosità della natura.
Come già detto , questi due mondi opposti finiranno inevitabilmente per scontrarsi ed entrambi ne usciranno sconfitti.

All’interno di questo discorso sullo scontro tra uomo e natura, tra civiltà e bestialità, si inserisce il bellissimo rapporto trai tre fratelli Burns. Mike è il più piccolo e il più innocente. È affetto da un ritardo mentale ed è diventato un criminale più che altro perché incapace di vivere senza la sua famiglia.
la propostaArthur è il maggiore dei tre e, come abbiamo visto, è pazzo e responsabile delle peggiori atrocità. Nonostante ciò è strettissimo il suo legame con gli altri fratelli, specialmente con Charlie. È lui il personaggio principale, incaricato di uccidere il fratello maggiore. Charlie è un bandito ma non è uno psicopatico, infatti non condivide ciò che fa Arthur, dal quale si è allontanato insieme a Mike.
Arthur si rende conto di aver perso il controllo e spera che Charlie lo uccida, in modo da fermare la sua follia. Il protagonista alla fine ucciderà il fratello ma starà con lui nel momento della sua morte, a contemplare il deserto che li circonda, come era solito fare Arthur.

La proposta è un western atipico, molto crudo e violento, molto cupo. È realistico ma allo stesso tempo è quasi mistico, soprattutto per la figura di Arthur. Viene veramente portato in scena un mondo a parte, sospeso.
Gli attori sono tutti ottimi. Il cast è composto da grandi nomi come Guy Pearce[4], Ray Winstone[5], Danny Huston[6], John Hurt ed Emily Watson[7]. Tra tutti spiccano Winston e Huston che offrono due grandi interpretazioni.
La regia di Hillcoat alterna i campi lunghi, tipici del genere, ai volti stanchi dei personaggi. Spesso le ambientazioni vengono esplorate da carrellate molto lente che ci introducono in questo mondo.
La fotografia di Benoit Delhomme[8] è notevole, in particolare nelle scene notturne o durante i tramonti.
Ottima è anche la colonna sonora di Nick Cave e Warren Ellis[9], veramente suggestiva.
Insomma La proposta rimane tuttora il film migliore di Hillcoat ed ha ottenuto un buon successo di critica e di pubblico nonostante il budget di soli 2,000,000 $. Ha vinto svariati premi trai quali quello alla sceneggiatura al festival di Venezia del 2006.  Il successo del film ha portato il regista a lavorare fuori dall’Australia, negli Usa, e con budget decisamente superiori.

 

Continua…

Scritto da: Tomàs Avila.

 

Note:

[1] Link Wikipedia del libro: https://en.wikipedia.org/wiki/In_the_Belly_of_the_Beast .

[2] Link Wikipedia dello scrittore: https://en.wikipedia.org/wiki/Jack_Abbott_(author) .

[3] Link IMDB del film: http://www.imdb.com/title/tt0066921/?ref_=fn_al_tt_1 .

[4] Link IMDB del regista: http://www.imdb.com/name/nm0000040/?ref_=tt_ov_dr .

[5] Link IMDB dello sceneggiatore: http://www.imdb.com/title/tt0095217/?ref_=nm_flmg_wr_3 .

[6] Link IMDB del regista: http://www.imdb.com/name/nm0000406/?ref_=fn_al_nm_1 .

[7] Link IMDB dell’attore: http://www.imdb.com/name/nm0000457/?ref_=nv_sr_1 .

[8] Link alla pagina IMDB dell’attore: http://www.imdb.com/name/nm0001602/?ref_=nv_sr_1 .

[9] Link alla pagina IMDB dell’attore: http://www.imdb.com/name/nm0935653/?ref_=nv_sr_1 .

[10] Link alla pagina IMDB dell’attore: http://www.imdb.com/name/nm0396812/?ref_=fn_al_nm_1 .

[11] Link alla pagina IMDB dell’attrice: http://www.imdb.com/name/nm0001833/?ref_=nv_sr_1 .

[12] Link alla pagina IMDB del direttore della fotografia: http://www.imdb.com/name/nm0217120/?ref_=fn_al_nm_1 .

[13] Link alla pagina IMDB del compositore: http://www.imdb.com/name/nm0255145/?ref_=fn_al_nm_1 .