Recensione Good Kill

In Cinema, Recensioni brevi, Tomàs Avila by Tomas AvilaLeave a Comment

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Regia: Andrew Niccol.
Soggetto: Andrew Niccol.
Sceneggiatura: Andrew Niccol.
Musiche: Christophe Beck.
Direttore della fotografia: Amir Mokri.
Produttore: Mark Amin, Tyler Boehm, Nicolas Chartier, Zev Foreman, Ted Gidlow, Patrick Newall, Andrew Niccol, Ryan Westheimer, Cami Winikoff.
Anno: 2014.
Durata: 102′.
Paese: USA.
Interpreti e personaggi: Ethan Hawke (Maggiore Thomas Egan), Bruce Greenwood (Colonello Jack Johns), Jake Abel (M.I.C: Joseph Zimmer), Dylan Kenin (Capitano Ed Christie), Stafford Douglas (Billy), January Jones (Molly Egan).

 

Il comandante Tommy Egan, ex pilota di aerei militari, si occupa di pilotare dei droni da combattimento insieme ai suoi compagni, da una base nel deserto vicino a Las Vegas. Verrà così a contatto con un nuovo tipo di guerra, completamente differente da quello a cui era abituato, che lo metterà sempre più in crisi.
Quando poi l’operazione passera sotto il controllo della CIA, che non rispetta le regole di ingaggio convenzionali, la situazione degenererà e a rimetterci sarà soprattutto il rapporto di Tommy con la sua famiglia.
Quello di Andrew Niccol, regista del film, è un nome molto importante, soprattutto nell’ambito della fantascienza: oltre ad aver diretto pellicole come “Gattaca”[1], “S1mOne”[2] e “In time”[3], è noto per aver scritto la sceneggiatura di “The Truman Show”[4], uno dei migliori film degli ultimi decenni.
Con “Good Kill” ha modo di trattare nuovamente alcuni temi da lui già affrontati.
Lo sguardo di Niccol è fortemente antimilitarista e, fortunatamente, non filoamericano poiché in questo Good Kill, sia gli estremisti islamici che gli USA vengono accusati in egual modo.

Come viene detto nel film, non importa quale delle due fazioni abbia iniziato la guerra, ormai entrambe le parti si ritrovano in un circolo vizioso dove vanno avanti senza neanche considerare l’idea di fermarsi.

L’accusa di Niccol ai metodi utilizzati dall’esercito americano e ancora di più dalla CIA non risparmia assolutamente: viene mostrato infatti come entrambi non si facciano scrupoli pur di raggiungere i propri obiettivi, ovvero l’eliminazione di alcuni soggetti potenzialmente pericolosi, anche se ciò comporta l’uccisione di civili indifesi. Il regista però non limita la riflessione a questo conflitto, infatti sembra più interessato, ancora una volta, a riflettere sui rischi di queste nuove tecnologie.
Ad esempio, uno dei temi affrontati è quello della distanza fisica di chi controlla i droni dal conflitto, infatti è proprio questo ciò che inizialmente turba maggiormente il protagonista, in modo simile ai soldati di “The Hurt Locker”[5], è quasi dipendente dall’adrenalina che provava quando volava veramente. In seguito però il motivo della sua crisi diventa sempre più il fatto che paradossalmente, nonostante la distanza fisica, è ancora più vicino di prima alle sue vittime e ciò si riflette anche sulla sua famiglia: prima era spesso via da casa ma quando tornava si comportava normalmente mentre dopo, nonostante sia sempre a casa con la sua famiglia, non è mai realmente lì con loro.

L’avanzata tecnologia delle telecamere dei droni permette quasi di vedere in faccia gli obiettivi, rendendoli ancora più vicini ed è significativo il fatto che uno dei pochi momenti in cui il comandante Tommy è soddisfatto da ciò che fa è quando non deve eliminare degli obiettivi ma controllare dall’alto alcuni soldati americani sul campo mentre dormono.
Per mezzo di questa reazione del protagonista, Niccol ci fa capire che per altri potrebbe non essere così, il fatto di fare la guerra attraverso uno schermo può portare a confondere la realtà con un videogioco (non a caso viene detto che il sistema di pilotaggio dei droni è stato studiato a partire dalla x-box), si rischia di non dare più peso a ciò che si fa, di assuefarsi alla violenza.

Una sensazione che potrebbe manifestarsi anche nella guerra combattuta sul campo, ma con questi nuovi sistemi diventa tutto molto più facile, soprattutto è terribile il pensiero che non ci si renda conto che dall’altra parte dello schermo ci sono delle persone vere, delle quali si decide la sorte.
I personaggi reagiscono in modo diverso a tutto ciò: se da una una parte c’è chi disprezza questi metodi dall’altra c’è chi esegue gli ordini perché sono ordini e chi invece difende il nuovo modo di combattere.
Il protagonista entrerà sempre più in crisi, passando il tempo a bere anzi che stare con la sua famiglia e arriverà quasi ad impazzire: è in questo modo che Niccol accenna ad un altro tema collegato ai droni, quello del controllo e del sentirsi controllati che rimanda moltissimo a “The Truman Show”.

Questo concetto inoltre non viene mai trattato a parole ma bastano due scene per far riflettere lo spettatore dove in una di esse vediamo Tommy guardare verso il cielo, come se immaginasse di essere osservato dall’alto e questo viene poi ripreso quando in un negozio in televisione ripreso dalle telecamere di sicurezza. La grande abilità di Niccol sta proprio nel lanciare degli stimoli, senza inutili spiegoni, che facciano riflettere lo spettatore.
Sempre collegata al tema del controllo ma anche a quello del voyeurismo è la sottotrama riguardante una donna araba che viene continuamente picchiata e violentata e, i protagonisti, continuano a vedere le violenze che subisce senza poter fare niente, costretti ad osservare in silenzio, come se stessero guardando una scena in televisione.
Il modo in cui si risolve questa sottotrama ha fatto storcere il naso a molti che hanno visto la conclusione come un happy ending ma a mio parere invece è una conclusione agghiacciante, per niente lieta che non fa altro che intensificare la critica del regista: un finale tragico mascherato da lieto fine. Che sia un effetto voluto dal regista o no, io ho avuto questa sensazione.

Gli attori sono tutti bravi ma spicca Ethan Hawke[6] che si riconferma uno dei migliori in circolazione.
Una nota di merito va inoltre alla realizzazione delle scene di guerra che alternano i protagonisti al computer e le riprese dei droni, per cui non vediamo mai una scena di guerra da un punto di vista diverso da quello del drone.
La regia di Niccol è sempre ottima ed è molto efficace l’alternanza dei primi piani dei protagonisti e i campi lunghissimi ripresi dai droni. Molto bella soprattutto la scena in cui il protagonista sogna di pilotare un vero aeroplano.

“Good Kill” è un ottimo film di guerra ma non solo, capace di far riflettere su temi importanti alla stessa maniera in cui il regista ci ha abituato con i suoi precedenti lavori. Nonostante sia stato presentato a Venezia nel 2014 da noi è uscito solo il 25 febbraio 2016.

Scritto da: Tomàs Avila.

 

Note:

[1] Link IMDB del film: http://www.imdb.com/title/tt0119177/?ref_=fn_al_tt_1 .

[2] Link IMDB del film: http://www.imdb.com/title/tt0258153/?ref_=nm_flmg_wr_9 .

[3] Link IMDB del film: http://www.imdb.com/title/tt1637688/?ref_=fn_al_tt_1 .

[4] Link IMDB del film: http://www.imdb.com/title/tt0120382/?ref_=fn_al_tt_1 .

[5] Link IMDB del film: http://www.imdb.com/title/tt0887912/?ref_=fn_al_tt_1 .

[6] Link IMDB dell’attore: http://www.imdb.com/name/nm0000160/?ref_=fn_al_nm_1 .