Recensione Loving

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In quest’edizione degli 89th Academy Awards abbiamo visto com’è possibile accaparrarsi l’ambita statuetta per Best Movie.

Errore imbarazzante a parte,  assistere alla premiazione di un film composto da un accozzaglia di tematiche molto care all’Academy, quali bullismo, razzismo, omosessualità, droga etc, è stato piuttosto triste.

Tuttavia, non siamo qui per fare discorsi politici che non ci riguardano e no, Moonlight non ha rubato niente, è semplicemente stata la pellicola che meglio si è prestata a poter riscattare l’Academy da tutto quel polverone mediatico capeggiato dall’hashtag #OscarSoWhite, a discapito delle altre meraviglie candidate.

Il talento, ciò che davvero dovrebbe essere premiato, è stato ancora una volta sacrificato per altre faccende, altri scopi con i quali non dovrebbe nemmeno immischiarsi.

Ora, quella che vi proponiamo non è una recensione o un parere su Moonlight, perchè, come disse anche Gianni Canova, avrà vinto ma non è un film che rimarrà nella storia del cinema o comunque nei nostri ricordi, nemmeno fra un paio d’anni.

Sebbene riteniamo sia giusto, considerando il clima attuale, spendersi per affrontare certe tematiche, come ci insegna Jeff Nichols, ci sono modi e modi per farlo e Loving, nonostante non sia esime dai difetti, ben si presta a ricordarci quanto non sia necessario infarcire un’opera di drammi sociali, stritolando lo spettatore a commuoversi forzatamente, ostentando drammaticità forzata e costruita, perdendo di vista il vero intento di simili opere, ovvero portare alla luce un fatto, una vicenda, nel tentativo di scuotere le nostre coscienze e far arrivare un messaggio.

 

Loving

 

Regia: Jeff Nichols.
Soggetto: Jeff Nichols.
Sceneggiatura: Jeff Nichols.
Musiche: David Wingo
Direttore della fotografia: Adam Stone.
Produttore: Nancy Buirski, Ged Doherty, Colin Firth, Sarah Green, Peter Saraf, Marc Turtletaub
Anno: 2016.
Durata: 123’.
Paese: USA, UK.
Interpreti e personaggi: Joel Edgerton (Richard Loving), Ruth Negga (Mildred Loving), Michael Shannon (Grey Villet), Nick Kroll (Bernie Cohen), Marton Csokas, (sceriffo Brooks), Jon Bass (Phil Hirschkop), Alano Miller (Raymond Green).

 

Nel 1958 Richard (Joel Edgerton) e Mildred Loving (Ruth Negga), dopo il loro matrimonio, vengono arrestati e condannati a lasciare il paese; la loro colpa, sostiene lo stato della Virginia, è di essere lui bianco e lei nera. Dopo un sofferto esilio e una battaglia legale lunga 9 nove anni, la coppia riuscirà a far valere i propri diritti.

Il caso giudiziario noto in America come Loving v. Virginia fu uno dei più celebri della storia statunitense e vide nel 1967 la dichiarazione dell’incostituzionalità del Racial Integrity Act da parte della Corte Suprema degli Stati Uniti: grazie al coraggio dei Loving tutte le leggi anti-coppie interrazziali stabilite dallo stato furono annullate.

Oggi vale senza dubbio la pena spendere due o più parole su quei valori che soprattutto nella società americana odierna stanno diventando sempre più labili; è ciò che si premette di fare il regista e sceneggiatore Jeff Nichols, confezionando una pellicola che ha il pregio di non scadere mai in una facile retorica, limitandosi a mostrare in maniera distaccata ma realistica due vite ordinarie, fatte di poche parole.

Loving

Servendosi di una regia delicata e numerosi primi piani, Nichols sembra voler mantenere focalizzata l’attenzione sulla coppia più che sul fatto storico, lasciando trasparire le palesi contraddizioni e l’ingiustizia che si scontrano e “stonano” con la natura stessa di due persone che non riescono a trovare nessun misfatto nel volersi bene; come esordisce lo stesso Richard in un punto della vicenda “Che fastidio diamo noi allo Stato della Virginia?”.

Il personaggio di Richard, un bianco fra i neri, è emblematico in questo senso e l’essere additato infine come privilegiato da questi ultimi per il colore della sua pelle, causa in lui sconcerto e rabbia; questo perchè, pur trattandosi di umile muratore, l’uomo non riesce a concepire quell’ideologia separatista e nemmeno si sforza di volerla comprendere.

Nonostante ciò, questi piccoli pregi non sembrano bastare a trattare adeguatamente un tema complesso e delicato come il diritto ad amarsi: traspare spesso la sensazione che Loving non riesca mai a decollare. Laddove sembra che il regista voglia trattare la materia focalizzandosi sulla vicenda e meno sui sentimenti, è forse è la mancanza di sintesi, in cui l’approccio semplice ed essenziale risulta sinonimo di povertà e paura di osare, a non permettere a Nichols di andare oltre la storia già conosciuta.

Con una Ruth Negga fresca di una candidatura come Migliore Attrice Protagonista agli 89th Academy Awards e un cast che vanta tra i suoi interpreti anche Michael Shannon, Loving sarà disponibile nelle sale italiane a partire dal 16 marzo.

 

Scritto da: Molly Jensen