Domino de palma

Recensione Domino

In Cinema, Recensioni Film, Tomàs Avila by Tomas AvilaLeave a Comment

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Regia: Brian De Palma.
Soggetto: Peter Skavlan.
Sceneggiatura: Peter Skavlan.
Colonna sonora: Pino Donaggio.
Direttore della fotografia: José Luis Alcaine.
Montaggio: Bill Pankow.
Produttore: Backup Studio, Saban Films, Schønne Film, Zilvermeer Productions, N279 Entertainment, Action Brand, Recalcati Multimedia, Light Industry Motion Pictures, Beluga Tree, Proximus, Canal+, Cine+, Global Road Entertainment, Mollywood, Suroeste Films.
Anno: 2019.
Durata: 89′.
Paese: Danimarca, Francia, Italia, Belgio, Olanda.
Interpreti e personaggi: Carice Van Houten (Alex), Nikolaj Coster- Waldau (Christian), Guy Pearce (Joe Martin), Søren Malling (Lars Hansen).

Quello della New Hollywood è stato, a parere di chi scrive, il miglior periodo del cinema Hollywoodiano.
La maggiore liberà lasciata ai giovani autori, cinefili e figli dei cambiamenti sociali che stavano avvenendo negli USA, la disponibilità di budget sostanziosi anche per progetti rischiosi e soprattutto l’interesse del pubblico per un certo genere di tematiche. Una serie di concause che hanno permesso a registi come Scorsese, Coppola, De Palma, Spielberg e molti altri di affermarsi.

A distanza di 38 anni dal disastroso flop di I cancelli del cielo, tradizionalmente considerato la pietra tombale della rosea stagione della Nuova Hollywood, possiamo tristemente constatare che molti degli autori di punta fanno sempre più fatica a trovare spazio.

E così Coppola è fermo al suo Twixt del 2011, molti autori del new horror sono stati costretti a rimanere fermi per anni o al limite a doversi accontentare di budget insignificanti.
Tra questi compare sicuramente Brian De Palma, fermo da Passion, film del 2012.

Per questo motivo, quando sono iniziate a circolare le prime voci riguardo a Domino, si è subito destata la curiosità dei fan.
Un nuovo thriller, low budget (sui 7,8 milioni di dollari), ambientato e prodotto in Europa (è una co-produzione danese, francese, italiana, belga e olandese).

Quando sono iniziare a circolare delle indiscrezioni riguardo a un montaggio voluto dai produttori, che avrebbe eliminato quasi un’ora di film, sono iniziati a nascere non pochi dubbi, fino ad arrivare alle dichiarazioni dello stesso De Palma: “Domino non è un mio progetto, non ho scritto la sceneggiatura […] ho avuto molti problemi a finanziarlo e non mi è mai capitato di lavorare su un set così orribile. Una gran parte del team non era nemmeno ancora stata pagata dai produttori danesi. Il film è finito ed è pronto ad uscire, ma io non ho idea di cosa gli riserverà il futuro, è attualmente nelle mani dei produttori. Questa è stata la mia prima esperienza in Danimarca e probabilmente la mia ultima”[1].

Veniamo al dunque: il film è così disastroso quanto facevano intuire le premesse? Purtroppo, sì.

Christian è un poliziotto dell’unità crimini speciali di Copenaghen che ha visto morire il suo partner per mano di un misterioso uomo chiamato Imran, presumibilmente affiliato a una cellula danese dell’ISIS. In un mondo sconvolto dal terrore e dal sospetto, Christian e Alex, una poliziotta dello stesso distretto, si imbarcano in una caccia all’uomo di carattere internazionale. Ben presto però dovranno scontrarsi con la realtà di un intrigo ben più sordido in cui un losco agente della CIA utilizza Imran per identificare e uccidere altri membri dell’ISIS risiedenti in Europa. In una disperata corsa contro il tempo, i due poliziotti si scopriranno le tessere di un delicato gioco di fragili equilibri. (da Filmtv)

I primi venti minuti mettono subito in chiaro che siamo di fronte a un film di De Palma.
Abbiamo arditi movimenti di macchina (la zoomata sul dettaglio della pistola dimenticata a casa dal protagonista), gli split diopter shot tanto cari al regista, le soggettive e i rimandi a Hitchcock, in particolare con un inseguimento sui tetti che non può non portare alla mente l’inizio di La donna visse due volte.

Già dall’inizio l’impressione è quella di trovarsi di fronte a un film a basso budget ma lo sguardo di De Palma si riconosce.

Anche le premesse narrative ci sono: un tema sempre attuale come quello del terrorismo e a tratti si nota la direzione che il regista avrebbe voluto prendere, come da lui dichiarato: “L’aspetto politico sarà molto poco approfondito, il film era per me una nuova opportunità per esplorare una narrativa visuale. Nel film, i terroristi sono ossessionati con l’idea che le loro azioni siano istantaneamente visibili live su Internet o in TV”[2].

De Palma è sempre stato ossessionato dallo sguardo: quello dello spettatore, quello dell’assassino, quello della vittima. Lo sguardo del voyeur, si pensi ad esempio alla celebre soggettiva con cui si apre Blow Out.
In particolare il tema, declinato nel contesto del terrorismo e della guerra in Iraq, era già stato affrontato dal regista nello stupendo Redacted, una delle riflessioni cinematografiche più interessanti sul conflitto mediorientale e sull’estetica e le nuove forme di sguardo digitale post 11 settembre.

Quindi, proprio conoscendo l’opera di De Palma, si riescono a decifrare le sue intenzioni e ciò che il film sarebbe potuto essere. Così troviamo i terroristi che trasmettono in live un attentato a un festival di cinema (e ancora, impossibile non pensare all’incipit di un altro film del regista: Femme Fatale) tra cellulari montati su mitragliatrici d’assalto e droni dotati di videocamere.

Peccato che, a differenza di Redacted, tutto scada nel ridicolo involontario, in personaggi stereotipati e inverosimili e che gli spunti, potenzialmente interessanti, siano abbandonati a sé stessi e minimamente approfonditi.

Anche la colonna sonora di Pino Donaggio, già più volte collaboratore di De Palma, risulta decisamente fuori luogo.

Insomma un calderone scomposto di temi e tratti stilistici depalmiani, accumulati senza una precisa direzione. Il punto più basso lo si tocca nella scena della corrida, accompagnata da The Final Clash di Pino Donaggio che inevitabilmente porta alla mente il Bolero di Ravel, utilizzato dal regista nello splendido incipit di Femme Fatale.

Sul resto c’è poco da aggiungere: personaggi insignificanti, pessima CGI che sembra uscita da un film dell’Asylum e dialoghi al limite della comicità involontaria.

Quindi, non resta che porsi una domanda: questo clamoroso disastro è da imputarsi all’intervento dei produttori? Un’edizione director’s cut potrebbe risolvere i problemi?
Col rischio di sbagliarmi, mi sento, purtroppo di dire no.

Non vedo come un’ora di film in più avrebbe potuto salvare il disastro di Domino, un film in cui il regista sembra fare l’occhiolino ai fan, autocitandosi senza aggiungere nulla di nuovo a quanto già fatto nel corso della sua carriera.

Speriamo che De Palma riesca a portare a termine il suo horror ispirato al caso Weinstein e che ritorni ai suoi fasti, ormai sempre di più un triste ricordo.

 

Split Diopter Shot

Split diopter shot.

Inseguimento sui tetti.

Il dettaglio della pistola.

Lo sguardo voyeuristico dei terroristi.

Lo sguardo voyeuristico dei terroristi.

 

Scritto da: Tomàs Avila.

 

Note:

[1] https://theplaylist.net/de-palma-domino-predator-soderbergh-20180605/

[2] https://theplaylist.net/de-palma-domino-predator-soderbergh-20180605/