corpo e anima

Recensione Corpo e Anima

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RegiaIldikó Enyedi
SceneggiaturaIldikó Enyedi
FotografiaMáté Herbai
MontaggioKároly Szalai
MusicaÁdám Balázs
ProduzioneInforg-M&M Film Kft.
DistribuzioneMovies Inspired
Anno: 2017
Durata: 116′.
Paese: Ungheria
Interpreti e personaggiErvin Nagy, Géza Morcsányi, Zoltán Schneider, Alexandra Borbély

 

Trama

In un macello di Budapest viene assunta una nuova ispettrice della qualità, la giovane Maria. Il direttore finanziario è subito incuriosito dal suo atteggiamento assolutamente riservato e dedito al lavoro con una rigida applicazione delle regole. A seguito di un test psicologico a cui vengono sottoposti tutti i dipendenti, emerge che entrambi sognano regolarmente di trovarsi in un bosco mentre nevica, lui nel ruolo di un cervo e lei nel ruolo della femmina.

Recensione

corpo-e-animaCosa succederebbe se un giorno scoprissi che qualcuno fa tutte le notti il tuo stesso sogno? Questa domanda sarebbe sufficiente ad aprire numerose strade a differenti narrazioni, tutte in egual modo interessanti. L’analisi del subconscio, come tutte le cose che l’uomo non comprende a pieno, è una delle chiavi per avere l’attenzione dei più. Nonostante ciò, il film di Ildikó Enyedi è lento, immensamente lento, con un ritmo compassato da pellicola nordica in cui ti chiedi se riuscirai a superare i prossimi minuti senza addormentarti. Eppure, alla fine non ci si addormenta mai, perché si viene accompagnati adagio, ma con maestria, alla scoperta di una fiaba atipica.

 

Enyedi sceglie un’ambientazione forte per il suo Corpo e Anima –  e qui già viene fuori il primo elemento del dualismo che troviamo nel titolo e che porterà avanti per tutta la pellicola – un mattatoio.
Nel mattatoio un insieme di corpi ammassati e pronti al macello, succubi di una catena di montaggio di cui non sono consapevoli. Da una parte gli animali, dall’altra l’uomo, il macellaio, che fa dell’uccisione un’azione meccanica e distaccata, anche lui nondimeno parte di questa catena desensibilizzante.
La regista indugia su quello che avviene nel mattatoio, non ci risparmia scene strazianti, riprese con una freddezza che rende ancora più difficile non distogliere lo sguardo; in queste scene è esclusa qualsiasi possibilità di provare compassione, costruendo il primo muro di distacco emotivo tra vittima e carnefice, ma anche tra uomo e animale. I colli sgozzati, il sangue che scorre a fiotti, gli occhi vitrei delle bestie, sembrano essere necessario contorno di questa storia d’amore bizzarra, vero cuore della narrazione.

corpo-e-animaIl cervo, elemento principale dei sogni dei due protagonisti, simboleggia l’istinto, la forza del corpo e dello spirito, è in aggiunta spesso collegato alla sessualità. Inoltre, rimanda sia alla rigenerazione ed alla rinascita che avviene in ogni ciclo vitale, che all’unione degli opposti che è fondamento e presupposto di ogni esperienza umana. Nella scelta dell’animale, libero e fiero nel bosco, si trova la chiave dell’amore di Maria ed Endre, rappresenta tutto quello di cui i due protagonisti non sono più capaci, o non sono mai stati capaci, schiacciati da una società che spinge sempre più verso l’asocialità e l’automazione. Dove la sessualità è mero esercizio fisico e ogni rapporto basato su una gerarchia.

Il corpo, ancora, è lui. Direttore finanziario del mattatoio, disabile, a causa della paralisi ad un braccio che porta come un peso morto attaccato al resto del suo corpo. O, forse, è il resto del corpo che è un peso morto rispetto al braccio, ormai libero dalla schiavitù della carne. Il suo incedere lento, le sue azioni ripetitive, la totale assenza di empatia nei confronti non solo dei colleghi ma anche della figlia, sembrano attestare proprio questa rassegnazione, probabilmente indolenza, nei confronti della vita.

L’arrivo di Maria, sembra risvegliarlo dal torpore nel quale ha deciso di rifugiarsi.

Corpo e anima Lei, giovane donna che ha congelato tutto quanto riguarda la relazione con gli altri bloccandosi a uno stadio infantile (va ancora da uno psicologo per minori), sembra essere affetta da qualche forma di disturbo maniacale o lieve autismo. Ligia a regole ferree sul lavoro come nella sua vita, scandita da una routine ossessiva. Il candore e l’innocenza di Maria sono in contrasto con il luogo in cui lavora, il mattatoio, e con le altre figure che lo popolano, solo Endre è stranamente attirato dalla sua presenza e più volte è catturato mentre la osserva.

Quando Maria capisce che per avere una relazione con l’uomo di cui si è innamorata deve riuscire a toccare e farsi toccare, prova il contatto fisico con degli oggetti a cui è abituata: il cibo ed un peluche. In queste scene, l’infantilità di Maria è tangibile quanto lo è la sua voglia di essere finalmente donna e carne.
Corpo e anima Negli occhi di Endre, nel suo tono di voce quando parla con Maria, nei riguardi che riserva solo a lei, vi è lo sbocciare di un sentimento nuovo, che attecchisce nonostante la terra bruciata che lo stesso Endre ha fatto in sè.

Un incidente colmo di cinismo e ironia, tipicamente slave, sarà il punto di svolta di questa storia, la circostanza fatale che porterà entrambi ad uscire dal loro recinto e provare ad essere un po’ più Anima (lui) e Corpo (lei).

Scritto da: Ilaria Micella