Prima di cominciare avviso i lettori che sono presenti molti spoiler, necessari per analizzare al meglio i film presi in considerazione
ELENCO DELLE OPERE
–The Phantom of Regular Size, 1986
–Le avventure del ragazzo dal palo elettrico, 1987
–Tetsuo: The Iron Man, 1989
–Tetsuo II: Body Hammer, 1992
-Tetsuo: The Bullet Man, 2010
Regia: Shinya Tsukamoto.
Soggetto: Shinya Tsukamoto.
Sceneggiatura: Shinya Tsukamoto.
Musiche: Chu Ishikawa.
Direttore della fotografia: Shinya Tsukamoto, Fumikazu Oda, Katsunori Yokoyama.
Produttore: Hiromi Aihara, Hiroshi Koizumi, Fumio Kurokawa, Fuminori Shishido, Nobuo Takeuchi, Shinya Tsukamoto.
Anno: 1992.
Durata: 83’.
Paese: Giappone.
Interpreti e personaggi: Tomorowo Taguchi (Taniguchi Tomoo), Shinya Tsukamoto (Yatsu), Nobu Kanaoka (Kana).
Sono passati tre anni dal primo lungometraggio della saga che si era concluso con un finale apocalittico che lasciava intendere la distruzione totale della città.
Nel 1992, dopo essersi dedicato ad un film più “convenzionale” come “Hiruko the goblin”, Tsukamoto torna alla sua creazione, riportando indietro la lancetta dell’orologio. “Tetsuo: body hammer” infatti non è un sequel. Non si può neanche parlare di remake, è una cosa a se: estremamente simile al primo capitolo ma allo stesso tempo diverso.
Taniguchi Tomoo, sposato con Kana e padre di un bambino, è stato adottato quando aveva 8 anni e non ha mantenuto alcun ricordo di quanto accadutogli prima di quell’età. La sua vita cambia nell’arco di due giorni, in cui una banda di criminali sconvolge la sua esistenza, dapprima iniettandogli un misterioso siero, subito dopo rapendogli il figlio. Il bambino viene ucciso sotto i suoi occhi e Taniguchi, assalito da una collera che non aveva mai provato fino a quel momento, subisce una metamorfosi fisica che tramuta parte del suo corpo in un’arma da fuoco micidiale.
Ha inizio così la sua vendetta, che lo porta a scontrarsi con i criminali e con il loro capo Yatsu. (da wikipedia)
Il secondo capitolo di “Tetsuo” riprende il tema della mutazione ma abbandona quasi completamente quello dell’erotismo, concentrandosi su altri spunti lasciati in secondo piano nell’opera precedente.
Assume un ruolo decisamente più importante la città in cui è ambientata la storia: Tokyo.
Tokyo è la metropoli cyberpunk per eccellenza, non a caso tutti i cinque film della saga sono ambientati lì.
Tsukamoto è cresciuto nella grande metropoli e questa è cresciuta insieme a lui. Ha vissuto tutti i cambiamenti, lo svilupparsi della città verso l’alto con la costruzione dei grattacieli. Una città che è diventata sempre più grande e sempre meno a misura d’uomo. Ricorrono infatti inquadrature dal basso dei personaggi, alle cui spalle si erigono gli imponenti grattacieli, a sottolineare il ruolo opprimente della città. Tokyo non interessa solo dal punto di vista architettonico ma anche per lo stile di vita dei suoi abitanti. Le strade sono affollate di colletti bianchi, impiegati omologati, tutti uguali che vivono come automi. Il protagonista è uno di questi e la metamorfosi lo libererà da questa condizione alienata e spersonalizzante.
Altro tema che viene affrontato maggiormente rispetto a “Tetsuo: The Iron Man” è quello dell’allenamento fisico e del corpo perfetto. Gli spunti di riflessione che lancia Tsukamoto in questo film sembrano quasi un banco di prova del suo successivo lungometraggio del 1995: “Tokyo Fist”. Il modo in cui viene affrontato questo argomento ricorda molto “Fight Club”[1] di David Fincher[2] (rimando inoltre ad un altro film da noi recensito: “The Foul King“). Certo, i contesti sociali in cui si sviluppano le due storie sono molto differenti, però il risultato è lo stesso. L’allenamento fisico, la violenza, il dolore sono tutti mezzi per reagire alla condizione opprimente in cui vivono i protagonisti dei film. Nel caso di “Tetsuo” il protagonista si sente in colpa per non essere riuscito a contrastare i rapitori del figlio, quindi inizia ad allenarsi in palestra e ad imparare la boxe. L’ossessione per i muscoli, per la forza torna anche nei discepoli di Yatsu che addestra un esercito pronto alla distruzione del mondo. Ritorna ancora “Fight Club”con Tyler Durden e i suoi adepti, addestrati per disintegrare la società capitalistica. Anche il finale del film è simile: la distruzione dei grattacieli. In “Tetsuo” ciò assume un tono più apocalittico, visto che si tratta di fantascienza, mentre nel film di Fincher si resta più entro i limiti del verosimile, tuttavia la somiglianza è innegabile. In “Tokyo Fist” questi temi verranno approfonditi ancora di più, eliminando la componente fantascientifica e concentrandosi proprio sulla boxe.
Possiamo trovare ancora il tema della televisione. Il ruolo che questa aveva nel primo lungometraggio, di cui abbiamo precedentemente discusso, non cambia. Anche questa volta vediamo la realtà attraverso lo schermo della televisione.
Molto interessante è il finale. come in “Tetsuo: The Iron Man” il protagonista si unisce alla sua nemesi dando vita ad una macchina di distruzione di massa. Questa volta però Tsukamoto va oltre. Per prima cosa ci fa vedere la distruzione della città e, presumibilmente, del mondo intero. Tutto viene raso al suolo per ricominciare da capo. Inoltre questa volta la macchina di morte da vita ad un discendente, un figlio che probabilmente avrà lo stesso destino del padre. Il regista giapponese ha detto che il finale è molto pessimista e che il figlio di Tetsuo rappresenta il ripetersi ciclico della storia. Il protagonista ha distrutto completamente la società in cui viveva in modo da costruirne una nuova, al figlio toccherà a sua volta distruggere tutto per ricominciare e così via all’infinito.
Dal punto di vista tecnico si notano molti cambiamenti. Dai 16 mm il regista passa ai 32mm ma la differenza sostanziale rispetto al precedente capitolo è l’uso del colore. Come in “The phantom of regular size”, l’uso del colore è simbolico. Si passa dalle riprese virate verso un blu-azzurro freddissimo, specialmente quelle della città, a quelle dominate da un arancione infuocato come il colore del cielo al tramonto. L’arancione e il rosso rimandano continuamente alla fonderia (ennesimo ritorno al metallo) in cui Yatsu si prepara alla distruzione del mondo.
Il montaggio è sempre frenetico e tornano gli inserti in stop motion tipici della serie, anche se meno frequenti rispetto al primo capitolo. Lo stile è sempre lo stesso ma i toni allucinati del predecessore vengono in parte abbandonati, anche a causa dell’abbandono del bianco e nero. Non per questo però mancano sequenze uniche in cui viene fuori tutto il talento creativo di Tsukamoto.
Inspiegabilmente “Tetsuo: body hammer” non è stato apprezzato quanto il film precedente. Anzi da molti è stato stroncato e accusato di essere ripetitivo. A parer mio è sullo stesso livello del primo capitolo, come abbiamo visto diverso da molti punti di vista ma ancora una volta in grado di descrivere la società giapponese (ma non solo) di quegli anni come pochi altri sono riusciti a fare.
Continua…
Scritto da: Tomàs Avila.
Note:
[1] Link IMDB del film: http://www.imdb.com/title/tt0137523/?ref_=nm_knf_i1 .
[2] Link IMDB del regista: http://www.imdb.com/name/nm0000399/?ref_=nv_sr_1 .