Regia: Tobe Hooper.
Soggetto: Alvin L. Fast, Mohammed Rustam.
Sceneggiatura: Alvin L. Fast, Mohammed Rustam, Kim Henkel.
Musiche: Wayne Bell, Tobe Hooper.
Direttore della fotografia: Robert Caramico.
Produttore: Mars Productions Corporation.
Anno: 1976.
Durata: 91’.
Paese: USA.
Interpreti e personaggi: Neville Brand (Judd), Mel Ferrer (Harvey Wood), Carolyn Jones (Miss Hattie), Marilyn Burns (Faye), William Finley (Roy), Robert Englund (Buck).
Judd è un vecchio psicopatico che vive in Luisiana in prossimità di una palude. È proprietario di un cadente motel e ha la passione del sangue: per uccidere le sue vittime le spinge fra le fauci di un coccodrillo. (da FilmTv)
Indice:
–Tra la cronaca e Psycho
–Verso l’espressionismo
–Consumare ogni cosa: cane mangia cane
–L’America di Hooper: dal Vietnam alla rivoluzione sessuale
Dopo aver esordito con il capolavoro The Texas Chainsaw Massacre, a Tobe Hooper venne offerto di dirigere un film basato su una sceneggiatura già esistente. Il progetto, noto come Death Trap, piacque a Hooper, che decise di prenderne le redini, rielaborando la sceneggiatura con l’aiuto del fidato Kim Henkel[1] (già sceneggiatore di The Texas Chainsaw Massacre).
Si tratta quindi della seconda pellicola del regista (la terza se consideriamo Eggshells[2] del 1969), l’ultima prima di lavorare per le major.
Hooper ha dichiarato di avere sentito la pressione della produzione (va ricordato che The Texas Chainsaw Massacre era totalmente autoprodotto), riuscendo tuttavia a decidere quasi sempre cosa fare.
Le somiglianze tra Quel motel vicino alla palude e il film precedente sono diverse, si può dire che uno sia il naturale proseguimento dell’altro.
Per prima cosa, anche in questo caso, la storia è ispirata a un vero serial killer: Joe Ball[3], noto come The Alligator Man, ovvero un texano, reduce della Prima guerra mondiale, che uccise venti donne dando probabilmente i corpi in pasto ai suoi cinque alligatori.
Gli sceneggiatori non hanno fatto altro che traslare questo folle fatto di cronaca negli anni ’70, rendendo il killer un reduce del Vietnam e aggiungendoci un tocco di Psycho[4].
L’inizio sembra infatti un chiaro omaggio al film di Hichcock[5]: c’è una ragazza che si trova costretta ad affittare una stanza in un inquietante e degradato motel, il cui proprietario si rivelerà essere un assassino psicopatico. In meno di un quarto d’ora la ragazza, che sembrava essere la protagonista, è già stata uccisa e divorata dall’animale “domestico” di Judd, proprio come in Psycho (ad esclusione del coccodrillo).
Il vero protagonista è l’assassino; tutta la carrellata di personaggi che vedremo nel corso della pellicola servirà (quasi) esclusivamente da carne da macello.
“Quasi” perché in realtà Hooper non si limita a fare di Judd l’unico rappresentante del marcio che divora dall’interno l’America. Sono pochi i personaggi che si salvano, per un motivo o per l’altro. Il regista raffigura un paludoso profondo Sud popolato da famiglie in crisi, prostitute, teppisti, violentatori e assassini.
Judd non è che il caso più evidente di questa situazione degradata ma si capisce benissimo che non è l’unico problema.
Per accentuare ancora di più il clima opprimente, Hooper sceglie di allontanarsi dal realismo estremo di The Texas Chainsaw Massacre, optando per delle soluzioni quasi espressioniste (va ricordato che il film è girato in studio, a differenza del precedente). La fotografia di Robert Caramico[6] gioca molto con le ombre e con i contrasti cromatici, prediligendo delle luci rosse assolutamente antinaturalistiche che creano un’atmosfera allucinante e alienante. Sembra veramente di essere in un inferno sulla terra, grazie anche alle ambientazioni oscure e claustrofobiche.
Gli interni del motel sono inquietanti e degradati, gli esterni non sono molto meglio, anzi.
A rendere la situazione ancora più opprimente interviene il sonoro, curato in ogni suo aspetto. La cacofonica colonna sonora si sovrappone alle quasi onnipresenti canzoni country provenienti dalla radio del protagonista. A questo si aggiungono i rumori di sottofondo della palude, le urla delle malcapitate vittime, i pianti della bambina e via dicendo. Il risultato finale è un vero e proprio tentativo di violenza (sonora ma anche visiva) nei confronti dello spettatore che fa pensare, con le dovute differenze, a Eraserhead[7] di David Lynch[8]. Ogni cosa, dal sonoro alla fotografia, è tesa a disturbare e provocare una sensazione di malessere che accompagni lo spettatore dall’inizio alla fine della pellicola, senza lasciare un solo minuto di pausa.
Consumare ogni cosa: cane mangia cane
Ovviamente, proprio come accadeva in The Texas Chainsaw Massacre, l’obiettivo di Hooper non è solo quello di disturbare il pubblico ma anche lo sferrare una spietata critica all’America, al cuore pulsante intriso di violenza che si nasconde dietro a una facciata di perbenismo.
Da questo punto di vista Quel motel vicino alla palude è perfettamente in linea con il film precedente e con la corrente del New Horror in generale.
Come abbiamo già detto l’intento è quello di rappresentare delle zone periferiche, lontane dalle grandi metropoli, dominate dalla violenza, dal razzismo e dal sessismo. L’America dei redneck che non si preoccupa di reprimere gli istinti animali che dominano l’uomo e che è dominata essenzialmente dalla legge del più forte. Insomma, ancora una volta: homo homini lupus.
Non è un caso che, come nel film precedente, torni il tema del mangiare, del divorare. Che si tratti di una famiglia di macellai cannibali o di un coccodrillo che divora tutto senza distinzione (compreso il suo padrone), il significato non cambia.
A dire il vero si tratta di un tema che compare in diversi film del New Horror Americano, declinato in diverse forme, si pensi ad esempio a Le colline hanno gli occhi[9] di Wes Craven[10], La notte dei morti viventi[11] (e i seguiti) di Romero[12] e via dicendo. Il mangiare come atto violento, il consumare ogni cosa, persino -o soprattutto- il proprio simile.
L’America di Hooper: dal Vietnam alla rivoluzione sessuale
Compaiono poi una serie di temi che caratterizzano diversi film di Hooper.
Judd è un reduce del Vietnam, come lo sarà Chop Top Sawyer[13] in The Texas Chainsaw Massacre 2[14].
Lo spettro della guerra del Vietnam, la prima ad essere stata vissuta in contemporanea dal popolo americano attraverso la televisione, ha influenzato, più o meno direttamente, molti horror del periodo come ad esempio La morte dietro la porta[15]di Bob Clark[16].
I primi horror post ’68 alludevano più velatamente a questi temi, magari anche inconsapevolmente (c’è chi ad esempio ha interpretato La notte dei morti viventi di Romero come un film sugli orrori del Vietnam).
Quel motel vicino alla palude invece è del 1977, quasi un decennio dopo la nascita del New Horror.
Lo si capisce dalla maggiore consapevolezza di Hooper. In questo caso le allusioni non sono più velate ma anzi sono delle sferzate dirette e dirompenti.
Basta pensare alla stanza di Judd: bandiera americana appesa al muro di fianco al fucile e alla divisa militare e per completare il quadro un manichino femminile vestito da sposa.
Dai deliri del protagonista si intuisce inoltre che è come se, prima di uccidere qualcuno, ricevesse degli ordini dai superiori, come se fosse ancora in guerra. Molto probabilmente è affetto da disturbo post-traumatico da stress.
Il manichino vestito con abito da sposa rimanda invece all’odio di Judd per il sesso femminile e per le prostitute in particolare. Il manichino diventa una sorta di sostituto della figura femminile nel motel in cui vive da solo. Il motivo di questo odio non viene spiegato ma è palese la predilezione del protagonista per le vittime di sesso femminile.
Potrebbe essere un odio verso i nuovi costumi post rivoluzione sessuale, opposti al conservatorismo del protagonista. Questo si potrebbe ricollegare a un celebre dialogo di The Texas Chainsaw Massacre in cui il folle autostoppista discute di come fosse meglio uccidere le mucche con il martello piuttosto che con la pistola. Hooper racconta un’America rimasta indietro nel tempo, legata al suo passato e alle sue tradizioni e avversa a cambiamenti di ogni tipo.
In entrambi i film le armi usate sono infatti armi da taglio, la motosega di Leatherface è più “moderna” della falce di Judd ma in ogni caso vengono escluse le armi da fuoco.
Si può dire inoltre che sia per Leatherface che per Judd l’arma diventa metaforicamente un prolungamento (o ancora meglio sostituto) del pene. La cosa diventerà particolarmente chiara in The Texas Chainsaw Massacre 2.
Questa maggiore consapevolezza di Hooper va a pari passo con un’intensificazione dell’umorismo nero e grottesco di certe scene. Già in The Texas Chainsaw Massacre non mancavano momenti che strappavano un amaro sorriso, con il passare del tempo questa caratteristica diventa sempre più importante nei film del regista, fino ad arrivare a The Texas Chainsaw Massacre 2 che estremizzerà questo aspetto a tal punto da diventare una sorta di parodia dei suoi lavori precedenti.
Quel motel vicino alla palude resta, a distanza di 40 anni, ancora profondamente disturbante, forse ancora più di Non aprite quella porta, soprattutto per un uso del sonoro più destabilizzante.
Un secondo lungometraggio in linea con quello d’esordio anche se un po’ più debole, non avendo la stessa dirompente forza a livello di critica politico-sociale né di innovazione del genere.
Per questo motivo non ha avuto negli anni la stessa riconoscenza ricevuta dal film precedente, nonostante sia diventato un piccolo cult per gli appassionati dell’horror, motivo per cui andrebbe riscoperto e apprezzato per quanto detto fino ad ora.
Un horror sporco, violento ma soprattutto cinico e arrabbiato, fortemente legato al decennio dei ’70, cui seguiranno una miriade di slasher che dimenticheranno sempre di più l’elemento di critica sociale, concentrandosi maggiormente sui massacri fine a sé stessi.
Scritto da: Tomàs Avila.
Note:
[1] Link IMDB dello sceneggiatore: http://www.imdb.com/name/nm0377066/?ref_=nv_sr_1 .
[2] Link IMDB del film: http://www.imdb.com/title/tt0404011/?ref_=nv_sr_1 .
[3] Link Wikipedia: https://it.wikipedia.org/wiki/Joe_Ball .
[4] Link IMDB del film: http://www.imdb.com/title/tt0054215/?ref_=nm_knf_i1 .
[5] Link IMDB del regista: http://www.imdb.com/name/nm0000033/?ref_=nv_sr_1 .
[6] Link IMDB del direttore della fotografia: http://www.imdb.com/name/nm0135942/?ref_=nv_sr_1 .
[7] Link IMDB del film: http://www.imdb.com/title/tt0074486/?ref_=nm_flmg_wr_27 .
[8] Link IMDB del regista: http://www.imdb.com/name/nm0000186/?ref_=nv_sr_2 .
[9] Link IMDB del film: http://www.imdb.com/title/tt0077681/?ref_=nm_flmg_wr_37 .
[10] Link IMDB del regista: http://www.imdb.com/name/nm0000127/?ref_=nv_sr_1 .
[11] Link IMDB del film: http://www.imdb.com/title/tt0063350/?ref_=fn_al_tt_1 .
[12] Link IMDB del regista: http://www.imdb.com/name/nm0001681/?ref_=nv_sr_1 .
[13] Link Wikipedia del personaggio: https://it.wikipedia.org/wiki/Chop_Top_Sawyer .
[14] Link IMDB del film: http://www.imdb.com/title/tt0092076/?ref_=nv_sr_1 .
[15] Link IMDB del film: http://www.imdb.com/title/tt0068457/?ref_=nv_sr_1 .
[16] Link IMDB del regista: http://www.imdb.com/name/nm0163706/?ref_=nv_sr_1 .