Con questo speciale andiamo ad affrontare alcuni dei più famosi film di Deodato. Prima di analizzare i singoli lungometraggi è però necessaria una breve introduzione riguardo ai Cannibal Movie.
Si tratta di un filone di film con caratteristiche comuni. I titoli sono troppo pochi per dar vita ad un genere (sono meno di una ventina) ma il successo che alcuni di questi ebbero fu sconvolgente, nel bene e nel male.
Il capostipite è Il paese del sesso selvaggio[1] di Umberto Lenzi[2] del 1972 anche se l’esplosione avverrà con Ultimo mondo cannibale, di Deodato, nel 1977. Da questa data fino al 1980 si concentrano la maggior parte dei film del filone, tra cui Cannibal Holocaust che ne è l’esempio più celebre.
Nonostante il capostipite sia di Lenzi, Deodato viene tutt’ora considerato il padre del Cannibal Movie, tanto da essersi meritato il soprannome “Monsieur Cannibal”
Queste pellicole sono note per essere particolarmente crude e violente tanto da essere state al centro di vari scandali e, nei casi peggiori, di processi. In particolare a fare scandalo è stata la violenza (vera) sugli animali, peso che questi film si portano sulle spalle anche oggi, a distanza di anni.
Nonostante l’alto tasso di violenza e gli eccessi di ogni tipo, questo filone ebbe molto successo in quegli anni, specialmente in alcuni mercati come quello Giapponese. Come mai?
La gran parte di questi film è caratterizzata da storie semplicissime e poco interessanti. La narrazione viene messa in secondo piano per dare risalto a tutta una serie di “attrazioni” che interessano lo spettatore di questi prodotti. Così, ad esempio in Ultimo mondo cannibale, Deodato insiste sull’uccisione di un coccodrillo da parte degli indigeni, su un serpente che mangia un varano, su certi usi e costumi dei cannibali e via dicendo. La storia, pur presente, perde di interesse a favore di questi singoli episodi (da quelli più alla Discovery Channel a quelli più truculenti e crudeli).
In questo senso si può pensare al cinema delle origini, il cinema delle attrazioni appunto. Non siamo molto lontani da i phantom rides, per quanto riguarda il mostrare dei paesaggi, o dal Méliès[3] di Le Bourreau Turc[4], per quanto riguarda le scene più efferate.
Certo, nel corso del tempo si è evoluto il modo di rappresentare la violenza e sono cambiate anche le richieste del pubblico. Quello che hanno fatto i Cannibal Movies è stato alzare l’asticella del sopportabile e del mostrabile, soddisfacendo il voyeurismo di un certo pubblico dell’epoca.
Ed è vero anche che alcuni di questi film si fanno portatori di un messaggio, di una critica sociale o quant’altro, però è innegabile che il principale motivo d’interesse (nonché principale motivo del loro successo) fosse proprio il suddetto.
Non a caso le radici del filone affondano nel Mondo Movie, altro sottogenere nato in Italia che fondeva il documentario all’exploitation e il desiderio del pubblico di osservare immagini estreme. Il caso più celebre (che dà anche il nome al sottogenere) è Mondo Cane[5] del 1962 di Jacopetti[6], Cavara[7] e Prosperi[8]. Una sorta di collage di immagini molto crude, dalle violenze sugli animali alle uccisioni di uomini. Il film ebbe un grande successo e venne candidato anche agli Oscar per la colonna sonora di Riz Ortolani[9] che, non a caso, si occuperà anche delle celebri musiche di Cannibal Holocaust.
Un insieme di episodi scollegati, come attrazioni di un parco giochi. Si capisce da dove arriva la struttura sopra descritta di molti Cannibal Movies. E allo stesso modo comprendiamo da dove provenga (in parte) lo stile a volte vicino a quello documentaristico.
In particolare nel caso di Deodato il discorso sullo stile documentaristico e sulla ricerca del realismo ha un certo peso. Il suo esordio come aiuto regista è stato al fianco di Roberto Rossellini[10] con Il generale della Rovere[11], Era notte a Roma[12] e Viva l’Italia[13]. Si tratta di film già fuori dal periodo neorealista (sono rispettivamente del 1959, 1960 e 1961) ma è probabile che a Deodato sia arrivata in un certo modo l’impronta del Rossellini di Roma Città aperta[14], Germania anno zero[15] e via dicendo. Può essere. Si consideri inoltre che il 1959 fu l’anno della consacrazione della Nouvelle Vague con I 400 Colpi[16] e Hiroshima mon amour[17] al festival di Cannes.
Altro elemento che in qualche modo può aver contribuito allo svilupparsi del Cannibal Movie e in particolare alla creazione di Cannibal Holocaust e L’inferno in diretta (che come vedremo non c’entra niente con i cannibali, nonostante i molti punti in comune con gli altri due film della trilogia) è il contesto storico.
Era il periodo delle Brigate Rosse, il rapimento e l’omicidio di Aldo Moro risalgono al 1978, un anno dopo Ultimo mondo cannibale e due anni prima di Cannibal Holocaust.
Un clima di violenza e tensione al quale si somma il ruolo dei media, in particolare i servizi del telegiornale, le immagini violente (e in questo caso sul serio vere). Sarà proprio rivolta ai media la critica di Deodato, al non avere scrupoli nel mostrare scene terribili.
Si può fare un discorso simile a quello fatto per Cloverfield[18], riguardo a come l’estetica dei veri servizi televisivi possa aver influenzato un film come Cannibal Holocaust, considerato il padre del found footage.
Insomma i tre film che andremo a vedere hanno molti punti d’interesse e spunti di riflessione che vanno al di là dell’exploitation. Sono importanti anche le questioni morali che pongono opere come Cannibal Holocaust, riguardo alla violenza sugli animali ma anche riguardo alla contraddizione che sta alla loro base, alla pornografia della violenza e del dolore.
Ed è questo il motivo per cui gli omaggi che ogni tanto vengono fatti a queste pellicole, i revival di questo filone come il The Green Inferno[19] di Eli Roth[20], non potranno mai avere la potenza degli originali.
Andiamo adesso ad analizzare i film singolarmente:
ELENCO DEI FILM
–Ultimo mondo cannibale, 1977
–Cannibal Holocaust, 1980
–Inferno in diretta, 1987
Regia: Ruggero Deodato.
Soggetto: Renzo Genta, Giorgio Carlo Rossi.
Sceneggiatura: Renzo Genta, Tito Carpi, Gianfranco Clerici.
Musiche: Ubaldo Continiello.
Direttore della fotografia: Marcello Masciocchi.
Produttore: Erre Cinematografica S.r.l.
Anno: 1977.
Durata: 88’.
Paese: Italia.
Interpreti e personaggi: Massimo Foschi (Robert Harper), Me Me Lai (Pulan), Ivan Rassimov (Rolf), Sheik Razak Shikur (Charlie), Judy Rosly (Swan).
Come dicevamo, nel 1972 era uscito Il paese del sesso selvaggio di Umberto Lenzi. Il film, il cui soggetto era di Emmanuelle Arsan[21] (creatrice del personaggio letterario e cinematografico omonimo), riprendeva la tradizione dei film ad ambientazione esotica e dei film erotici, aggiungendo l’elemento del cannibalismo che però non era così presente come nei successivi film del filone.
Fatto sta che il film che il film ottenne un grande e inaspettato successo, specialmente in alcuni paesi come la Germania, tanto che il produttore Giorgio Carlo Rossi[22], che prima lavorava per Ovidio Assonitis[23] (produttore de Il paese del sesso selvaggio), decise di mettere in cantiere il sequel: Ultimo mondo cannibale.
Lenzi però era già all’opera con Milano odia: la polizia non può sparare[24], una produzione più importante e visto che non si riuscì a raggiungere un accordo, il progetto passò nelle mani di Deodato.
La storia è veramente semplice e vagamente ispirata a un fatto di cronaca: la scomparsa in Nuova Guinea di Michael Rockefeller.
Quattro persone volano in aereo nella giungla di Mindanao. Una volta raggiunto il campo base si accorgono che è successo qualcosa di orribile, probabilmente a causa della tribù di indigeni cannibali che popola la zona. Due dei personaggi muoiono subito, uno scompare e il film si concentra sul quarto, Robert (un ricercatore petrolifero). Questo viene catturato dalla tribù di cannibali e da lì comincerà la sua avventura.
Rispetto al film di Lenzi cambiano molte cose. Innanzitutto non viene proprio mostrata la città, si inizia nella giungla e si finisce nella giungla. La ricerca del realismo da parte di Deodato lo portò a decidere di non girare nei parchi in cui era stato realizzato Sandokan ma di immergersi realmente nella giungla, con tutti i rischi che questo comportava. Sia la realizzazione di Ultimo mondo cannibale che quella di Cannibal Holocaust furono complicate e pericolose, i racconti e le leggende a riguardo sono diverse. Tra membri della troupe che si lamentavano, incidenti con animali (Lamberto Bava, aiuto regista, venne morso da un serpente) e via dicendo. Sicuramente parte del fascino di questi film deriva proprio dalle pericolose condizioni in cui sono stati realizzati.
Come abbiamo già detto la principale attrazione del film, nell’ottica del pubblico, consisteva nelle varie scene violente (alcune tutt’ora non lasciano indifferenti, come l’unica vera scena di cannibalismo) e i vari inserti più documentaristici in cui si vedono i vari animali che popolano la giungla.
Interessante è il modo in cui Deodato abbia quasi cercato di fare una ricerca antropologica sugli usi e i costumi della popolazione indigena, soffermandosi su alcune pratiche (l’uccisione del coccodrillo ad esempio) e cercando a tratti di scioccare con scene come quella dell’uccisione del feto.
Insomma sicuramente non si tratta di un film leggero che può piacere a tutti, anzi a molti potrebbe dare fastidio la volontà del regista di scandalizzare a tutti i costi e si potrebbero aprire dibattiti infiniti riguardo alla vera violenza sugli animali, cosa che però faremo parlando di Cannibal Holocaust. Lo stesso vale per il discorso sul voyeurismo dello spettatore, perché se questi film ottennero un gran successo, vuol dire che in fondo di gente interessata a vedere spettacoli truculenti come le scene di cannibalismo, ce n’è. Ma anche di questo ne parleremo più avanti.
La domanda, giunti a questo punto, è una sola: c’è qualcosa oltre alla volontà di scandalizzare o tutto si riduce a un collage di situazioni più o meno estreme?
Come abbiamo più volte visto trattando degli horror della New Hollywood, molte volte i film di genere hanno sottotesti interessanti o sono specchio dell’epoca storica in cui sono nati.
In molti Cannibal Movie, al centro viene messo il conflitto tra l’uomo e la natura ma soprattutto tra l’uomo “civilizzato” (occidentale) e quello ritenuto barbaro, selvaggio.
Questo aspetto è presente in particolare nei film di Deodato, che si è contraddistinto nel corso degli anni per il suo sguardo particolarmente cinico e senza speranze.
Nel corso di Ultimo mondo cannibale viene spiegato come ciò che a noi sembra così orribile (l’antropofagia principalmente) è in gran parte causa della società e della cultura in cui siamo cresciuti. In sostanza si parla del concetto di relativismo culturale.
In quest’ottica va visto il percorso di Robert che parte come uomo acculturato e civilizzato e intraprende un percorso di progressivo imbarbarimento. Deodato è stato molto abile nel tratteggiare i vari passaggi di questa involuzione (termine che non va inteso in senso dispregiativo). Robert viene innanzitutto spogliato dei suoi vestiti, un primo simbolo della nostra società apparentemente civilizzata, per poi venire gradualmente spogliato del suo concetto di umanità, arrivando a mettersi sullo stesso piano degli indigeni.
Significativi sono due altri passaggi, oltre a quello già citato. Il primo è quello in cui il protagonista violenta l’indigena Palen (interpretata da Me Me Lai[25], attrice già presente ne Il paese del sesso selvaggio e che poi tornerà con Lenzi in Mangiati Vivi![26]). In quel momento inizia a scatenarsi la bestialità, il lato animalesco del protagonista. Lato che, sembra volerci far intendere Deodato, è presente in tutti, nonostante sia represso il più possibile dalla nostra società.
Il secondo momento significativo, il vero momento clou della pellicola, è quello in cui Robert, dopo aver ucciso un indigeno, lo sventra e ne mangia la carne davanti agli altri indigeni che gli danno la caccia. È il momento in cui ritorna definitivamente alla condizione animale.
Insomma, la critica rivolta alla società occidentale apparentemente civilizzata è presente e molto forte già dal primo capitolo di questa trilogia, anche se sarà con Cannibal Holocaust che diventerà più importante e spietata.
Tutto ciò che abbiamo detto non vuol dire che Ultimo mondo cannibale debba essere visto come una mera riproposizione del mito del buon selvaggio. Deodato non eleva gli indigeni, mette tutti sullo stesso piano. Anche in questo sta il pessimismo del suo sguardo, nel non dare una risposta ma nel limitarsi a mostrare le cose come stanno.
Sicuramente poi è presente il tema dell’uomo contro alla natura, affrontato infinite volte in molti film, in particolare, restando sull’horror, nei vari eco-horror. In questo caso molto fanno le ambientazioni, la giungla opprimente non può essere vinta dall’uomo ed è indifferente alle sorti dell’uomo, quando non un pericolo.
Ultimo mondo cannibale è in conclusione il film che sancisce il successo del filone e che stabilisce a chi ne appartiene la paternità: Ruggero Deodato. Un film non per tutti ma dall’innegabile importanza storica.
Ultimo mondo cannibale ha avuto un successo strepitoso in diversi paesi come il Giappone, a New York è stato proiettato in 85 sale cinematografiche, a gran voce il pubblico chiedeva un seguito.
Tuttavia, un po’ per problemi legali, un po’ perché Deodato non voleva girarne un seguito, il regista si è dato ad altri progetti come il film d’amore Last Feeling[27] e Concorde Affaire ’79[28].
Tuttavia, pochi anni dopo si presenta l’occasione giusta.
CANNIBAL HOLOCAUST
Per l’analisi di Cannibal Holocaust, leggere questo articolo.
Regia: Ruggero Deodato.
Soggetto: Cesare Frugoni, Dardano Sacchetti.
Sceneggiatura: Cesare Frugoni, Dardano Sacchetti.
Musiche: Claudio Simonetti.
Direttore della fotografia: Alberto Spagnoli.
Produttore: Racing Pictures.
Anno: 1985.
Durata: 90’.
Paese: Italia.
Interpreti e personaggi: Lisa Blount (Fran Hudson), Leonard Mann (Mark Ludman), Willie Aames (Tommy Allo), Richard Lynch (Colonnello Brian Horne), Michael Berryman (Quecho), Barbara Magnolfi (Rita), Luca Barbareschi (Bud),
Siamo nel 1985, il filone cannibalico è andato via via a scemare (anche se è dello stesso anno anche Nudo e selvaggio[29] di Michael E. Lemick[30]) ma Deodato risente ancora dell’incredibile successo di Cannibal Holocaust.
Realizza quindi Inferno in diretta, film che viene considerato il terzo capitolo della Trilogia dei cannibali, nonostante non ci siano più i cannibali.
Una giornalista e il suo operatore sono diretti in Guayana, alla ricerca di Tommy, il figlio del direttore dell’emittente televisiva. Scopo del loro viaggio è intervistare il colonnello Brian Horne, un santone che usa un esercito di indios per sterminare i narcotrafficanti. I reporter riprendono i massacri compiuti dal colonnello, fino all’intervista… (da Wikipedia)
A mio parere Inferno in diretta è decisamente meno convincente rispetto ai due film precedenti.
Non per la mancanza del cannibalismo ma perché Deodato sembra riproporre in modo più edulcorato (il che non vuol dire che manchino scene splatter) i temi che caratterizzavano Cannnibal Holocaust.
Mancando i cannibali viene meno il tema portante di Ultimo Mondo cannibale, ovvero lo scontro tra due civiltà diverse, tra americani e tribù cannibale. Allo stesso modo perdono di interesse gli usi e costumi degli indigeni, ai quali viene affidata una parte in secondo piano.
A prendere il sopravvento sono l’azione e le scene di guerra alla Rambo[31], ambientate chiaramente nella giungla.
C’è da dire che Deodato mantiene alto il tasso di violenza, con degli effetti molto convincenti e sanguinolenti. Sono più che altro però scene inserite nel contesto dei combattimenti, quindi forse meno d’impatto rispetto a certi momenti dei film precedenti.
Non vengono eliminate del tutto le “attrazioni” della giungla: c’è ancora l’interesse nel mostrare animali pericolosi e via dicendo, un po’ come se si trattasse di un safari.
Se il film, preso come puro prodotto d’intrattenimento, può funzionare, i problemi arrivano quando Deodato cerca di andare oltre e di trattare dei temi a lui cari.
Centrale è la denuncia dei mass media (già dal titolo si intuisce), tema già affrontato in Cannibal Holocaust, sicuramente in modo più approfondito.
Il discorso del film del 1980 viene molto semplificato e viene esposto in modo fin troppo evidente.
Non ci sono parti in stile mockumentary, nonostante ogni tanto ci siano delle soggettive della videocamere di uno dei protagonisti. Questa differenza è fondamentale perché ammorbidisce nettamente il film, eliminando quell’aura di sporcizia che caratterizzava Cannibal Holocaust.
Insomma, Inferno in diretta non aggiunge molto a quanto già detto da Deodato col film precedente, per quanto riguarda la denuncia ai mass media. Probabilmente si tratta di un tema a lui molto caro, o probabilmente ha cercato di sfruttare in qualche modo il successo del film de 1980. Forse le due cose sono entrambe vere ma ciò non toglie che, da questo punto di vista, Inferno in diretta non sia molto convincente.
Ma ciò che più fa storcere il naso è il riferimento, ancora una volta molto evidente, ad Apocalypse Now[32] di Coppola[33] e al romanzo Cuore di Tenebra[34] di Joseph Conrad[35].
Il colonnello Brian Horne ci viene presentato come una sorta di Kurtz, a capo degli indigeni e spinto da motivi ideologici, in particolare da un odio verso la corruzione dell’occidente.
Peccato che il personaggio non abbia neanche lontanamente lo spessore del Kurtz di Marlon Brando e che il tutto venga inserito nel contesto del film senza il dovuto approfondimento.
Un peccato perché potenzialmente una rivisitazione di Cuore di tenebra è sempre interessante.
In conclusione, Inferno in diretta non può reggere il confronto con i due film precedenti ma, se preso come film di puro intrattenimento, in fondo fa il suo dovere meglio di molti altri.
Si segnala la presenza di Michael Berryman[36], attore dall’aspetto inconfondibile che ha interpretato Plutone in Le colline hanno gli occhi[37] di Wes Craven[38].
Scritto da: Tomàs Avila.
Note:
[1] Link IMDB del film: http://www.imdb.com/title/tt0069956/?ref_=nv_sr_1 .
[2] Link IMDB del regista: http://www.imdb.com/name/nm0502391/?ref_=tt_ov_dr .
[3] Link IMDB regista: http://www.imdb.com/name/nm0617588/?ref_=nv_sr_1 .
[4] Link IMDB del film: http://www.imdb.com/title/tt0222844/?ref_=fn_al_tt_1 .
[5] Link IMDB del film: http://www.imdb.com/title/tt0057318/?ref_=nm_knf_i1 .
[6] Link IMDB del regista: http://www.imdb.com/name/nm0415059/?ref_=nv_sr_2 .
[7] Link IMDB del regista: http://www.imdb.com/name/nm0146974/?ref_=ttfc_fc_dr1 .
[8] Link IMDB del regista: http://www.imdb.com/name/nm3626527/?ref_=ttfc_fc_dr3 .
[9] Link IMDB del compositore: http://www.imdb.com/name/nm0006221/?ref_=nv_sr_1 .
[10] Link IMDB del regista: http://www.imdb.com/name/nm0744023/?ref_=nv_sr_2 .
[11] Link IMDB del film: http://www.imdb.com/title/tt0053856/?ref_=nm_flmg_dr_21 .
[12] Link IMDB del film: http://www.imdb.com/title/tt0052781/?ref_=nm_flmg_dr_20 .
[13] Link IMDB del film: http://www.imdb.com/title/tt0054447/?ref_=nm_flmg_dr_19 .
[14] Link IMDB del film: http://www.imdb.com/title/tt0038890/?ref_=nv_sr_1 .
[15] Link IMDB del film: http://www.imdb.com/title/tt0039417/?ref_=nv_sr_1 .
[16] Link IMDB del film: http://www.imdb.com/title/tt0053198/?ref_=nv_sr_1 .
[17] Link IMDB del film: http://www.imdb.com/title/tt0052893/?ref_=nv_sr_1 .
[18] Link IMDB del film: http://www.imdb.com/title/tt1060277/?ref_=nv_sr_2 .
[19] Link IMDB del film: http://www.imdb.com/title/tt2403021/?ref_=fn_al_tt_5 .
[20] Link IMDB del regista: http://www.imdb.com/name/nm0744834/?ref_=tt_ov_dr .
[21] Link IMDB della scrittrice: http://www.imdb.com/name/nm0037491/?ref_=nv_sr_1 .
[22] Link IMDB del produttore: http://www.imdb.com/name/nm0744205/?ref_=nv_sr_1 .
[23] Link IMDB del produttore: http://www.imdb.com/name/nm0039890/?ref_=nv_sr_1 .
[24] Link IMDB del film: http://www.imdb.com/title/tt0071840/?ref_=nv_sr_1 .
[25] Link IMDB dell’attrice: http://www.imdb.com/name/nm0481714/?ref_=nv_sr_1 .
[26] Link IMDB del film: http://www.imdb.com/title/tt0081112/?ref_=nv_sr_1 .
[27] Link IMDB del film: http://www.imdb.com/title/tt0078438/?ref_=tt_rec_tt .
[28] Link IMDB del film: http://www.imdb.com/title/tt0078989/?ref_=nv_sr_2 .
[29] Link IMDB del film: http://www.imdb.com/title/tt0089562/?ref_=nv_sr_1 .
[30] Link IMDB del regista: http://www.imdb.com/name/nm0850212/?ref_=tt_ov_dr .
[31] Link IMDB del film: http://www.imdb.com/title/tt0083944/?ref_=fn_al_tt_1 .
[32] Link IMDB del film: http://www.imdb.com/title/tt0078788/?ref_=nv_sr_2 .
[33] Link IMDB del regista: http://www.imdb.com/title/tt0078788/?ref_=nv_sr_2 .
[34] Link Wikipedia del romanzo: https://it.wikipedia.org/wiki/Cuore_di_tenebra .
[35] Link Wikipedia dello scrittore: https://it.wikipedia.org/wiki/Joseph_Conrad .
[36] Link IMDB dell’attore: http://www.imdb.com/name/nm0077720/?ref_=nv_sr_1 .
[37] Link IMDB del film: http://www.imdb.com/title/tt0077681/?ref_=nv_sr_2 .
[38] Link IMDB del regista: http://www.imdb.com/name/nm0000127/?ref_=fn_al_nm_1 .