Si segnala che nell’articolo sono presenti diversi spoiler, al fine di analizzare al meglio il film.
Regia: Jennifer Kent
Soggetto: Jennifer Kent
Sceneggiatura: Jennifer Kent.
Musiche: Simon Njoo
Direttore della fotografia: Radek Ladczuk
Produttore: Kristian Moliere, Jan Chapman, Jeff Harrison, Jonathan Page, Michael Tear
Montaggio: Bernat Vilaplana
Anno: 2014
Durata: 93’
Paese: Australia.
Interpreti e personaggi: Essie Davis (Amelia), Noah Wieseman (Samuel), Daniel Henshall (Robbie), Hayley McElhinney (Claire), Barbara West (Mrs. Roach), Benjamin Winspear (Oskar), Cathy Adamek (Prue), Craig Behenna (Warren).
Indice:
–Trama
–Realizzazione
–Comparto tecnico
–Interpretazione
–Premi e riconoscimenti
–Due parole sull’horror
Amelia è una donna che ha dovuto crescere il figlio Samuel da sola poiché il marito è morto in un incidente d’auto lungo il tragitto per l’ospedale, proprio il giorno della nascita del figlio. Sono passati sei anni dall’incidente e il rapporto tra Amelia e Samuel è molto difficile. Il bambino infatti è sempre agitato e ne combina di tutti i colori, inoltre è sempre impaurito dal possibile arrivo di un mostro. La madre però si dimostra molto comprensiva e dedica tutta la sua esistenza al figlio, senza quasi lasciare spazio per altro.
Una sera Amelia leggerà a Samuel un misterioso libro che si rivelerà essere maledetto. La lettura dello stesso fa si che il Babadook, una sorta di uomo nero, inizi a dare la caccia ai due.
Jennifer Kent è un’esordiente al suo primo lungometraggio.
Dopo aver frequentato il National Institute of Dramatic Art iniziò la sua carriera lavorando come attrice in una serie tv chiamata Murder Call[1] e in film come Babe va in città[2] e Il pozzo[3].
Esaurito il suo interesse per la recitazione si avvicinò alla regia, specialmente in seguito alla visione di Dancer in the dark[4]. Non volendo frequentare una scuola di regia, chiese proprio a Lars Von Trier di poterlo assistere e fu così che riuscì ad assistere il regista all’opera sul set di “Dogville”[5].
Nel 2005 realizzò un cortometraggio chiamato Monster[6] la cui trama era molto simile a quella di Babadook. I protagonisti erano sempre una madre e un bambino alle prese con una creatura mostruosa, in questo caso una bambina fantasma che molto ricorda gli spiriti dei film asiatici in stile Ringu[7]. Anni dopo le venne offerta la possibilità di realizzare un lungometraggio a partire dal suo stesso corto e così nacque il film in questione.
La pellicola appare fin da subito curatissima sotto ogni aspetto e lontana dalla maggior parte degli horror a cui siamo abituati.
La regia è ottima, riesce a trasmettere un forte senso di disagio e d’inquietudine attraverso inquadrature studiate nei minimi dettagli. Sono numerosi i primi piani dei due protagonisti che permettono alla Kent e agli spettatori di scavare a fondo nelle loro psicologie.
La telecamera viene tenuta molto spesso ferma e anche nelle scene più dinamiche le riprese e il montaggio riescono a non essere mai frenetici, rendendole sempre comprensibili.
La Kent dimostra inoltre di avere una grande conoscenza del genere, magnifica è la citazione de I tre volti della paura[8] del grande Mario Bava; dei frammenti del suo film vengono infatti visti in televisione dalla protagonista.
Le scenografie sono un altro dei punti di forza del film. La maggior parte della vicenda è ambientata all’interno della casa dei due protagonisti. Questa è stata studiata in modo tale da essere la principale fonte del disagio e dell’inquietudine che provoca la pellicola. La casa presenta tutti gli elementi che possono essere sfruttati per far impaurire lo spettatore: abbiamo una cantina spettrale, una moltitudine di specchi e di armadi, le rampe di scale e via dicendo. I molteplici angoli bui ed ombrosi riescono ad inquietare anche in presenza della luce diurna. Non riusciamo mai a vedere la casa come un luogo sicuro e più si prosegue nella visione più aumenta questa sensazione.
La fotografia di Radek Ladczuk, sempre cupa e dai colori spenti, riesce a donarci delle immagini indimenticabili; soprattutto nella seconda parte del film ogni inquadratura è un piacere per gli occhi.
I colori principali
sono il nero delle ombre e il blu che ritorna quasi ossessivamente all’interno della casa, dalle pareti alle coperte fino ad arrivare ai vestiti del bambino.
Molto presente è anche il bianco cenere che troviamo spesso, specialmente nella cantina, e che dona un tono spettrale ai luoghi in cui è presente.
Infine viene data molta importanza al rosso che caratterizza dei dettagli della casa (come i tappeti della sala) e che viene anche utilizzato per far risaltare alcuni oggetti, non a caso il libro di Babadook è proprio rosso.
Come in tutti i film horror, grande importanza assume il sonoro. Anche sotto questo aspetto la pellicola si rivela molto interessante. Dopo anni di ghost story e film di presenze demoniache che puntavano a far spaventare lo spettatore con impennate del volume della colonna sonora o dei rumori ambientali, assistiamo in questo caso a qualcosa di completamente diverso. Il film più che spaventare solo in determinati momenti con i classici jumpscares a cui siamo ormai abituati, cerca di creare un’atmosfera di angoscia e tensione per tutti i sui 93’di durata. La colonna sonora quindi non ha mai gli aumenti improvvisi di volume di cui si è detto sopra, ma è sempre ben calibrata e disturbante al punto giusto. Lo stesso vale per gli effetti sonori. Particolarmente spaventosa è la voce di Babadook che riesce sempre a far gelare il sangue.
Il film riesce ad andare oltre al puro intrattenimento, come pochi altri film di genere sono stati in grado di fare ultimamente. Quello che viene messo in scena è un dramma psicologico molto complicato e affrontato con grande profondità. Al centro della vicenda non vi è il mostro, Babadook, bensì il rapporto di odio e amore tra una madre e un figlio segnati dalla perdita del marito/padre.
L’incidente che ha provocato la morte del marito viene mostrato all’inizio del film in una sequenza onirica che ci fa subito intuire come la nostra protagonista sia ancora tormentata, a distanza di sette anni, dall’avvenimento e come non sia riuscita a superare il trauma.
Amelia non riesce a trovare pace e ad accettare la morte del marito, non ha voltato pagina e non sembra intenzionata a farlo. Si intravede l’unico spiraglio di luce in un suo collega che si comporta sempre in modo molto dolce nei suoi confronti , probabilmente perché ne è attratto. La protagonista tuttavia non mostra di volersi aprire a lui preferendo rinchiudersi nel suo mondo di solitudine dedicato quasi esclusivamente al figlio.
Il personaggio di Samuel è altrettanto
complicato. È un bambino difficile ed emarginato a causa della sua stranezza. È perennemente ossessionato da un mostro, ossessione che diventerà sempre più reale dopo aver letto il libro di Babadook.
Il rapporto trai due è un rapporto di odio e amore. Anche se dimostrano di essere inseparabili e di non riuscire a fare a meno l’uno dell’altra, sembrano incolparsi a vicenda della morte del padre.
Amelia cerca di reprimere tale odio nei confronti del figlio che vede, più o meno consciamente , come responsabile della sua perdita. L’arrivo di Babadook riporterà a galla questi pensieri nella protagonista, la quale, sfinita dai capricci del figlio ed estenuata dall’assedio della creatura maligna, sarà così ossessionata da voler uccidere Samuel.
Ed è proprio a questo punto che i ruoli si ribaltano. Amelia che era sempre stata amorevole e fin troppo permissiva nei confronti di Samuel inizierà a trattarlo male e diventare violenta. Al contrario questo si dimostrerà molto più maturo di quanto pensavamo e cercherà non solo di salvare se stesso dal mostro ma anche di salvare la madre che, impossessata dallo spirito maligno o impazzita, cerca di ucciderlo.
Il finale è stato molto dibattuto e il pubblico si è diviso tra chi lo ha demolito considerandolo inconcludente e poco “orrorifico” e chi invece lo ha ritenuto il vero punto di forza del film.
A parere di chi scrive, il finale è la vera chiave di lettura della pellicola. Il mostro non viene eliminato, bensì rinchiuso in cantina, dove la protagonista continuerà a recarsi per nutrirlo, quasi come un animale domestico. Per dare una spiegazione del finale bisogna analizzare, anche se velocemente, il ruolo che la casa assume nel corso del film.
Questa può essere considerata come il terzo vero protagonista. Man mano che la vicenda si svolge, questa sembra prendere sempre più vita, diventando, in puro stile espressionista, l’estensione della mente e dei pensieri della protagonista. La casa, come la psiche di Amelia, è dominata da inquietudini ed ombre nelle quali si nascondono i mostri. Il vero mostro diventa perciò la pulsione omicida che prova la protagonista nei confronti del figlio e che nel film è rappresentata da Babadook.
In quest’ottica il finale appare chiaro e non completamente consolatorio. Amelia ha riportato a galla dai meandri del suo subconscio l’odio per Samuel e alla fine è riuscito a domarlo, è riuscita a conviverci. Proprio come il mostro però, questi pensieri non vengono eliminati ma rinchiusi in una parte della sua mente con cui dovrà fare i conti quotidianamente per evitare che si liberino.
Il film ha ottenuto un ottimo successo di critica e di pubblico, vincendo svariati premi agli AACTA Award. Per vedere la lista completa dei premi vinti: http://www.imdb.com/name/nm0448768/awards?ref_=nm_awd .
Per concludere l’analisi di questo film, sento di dover dedicare qualche riga ad un tema a me molto caro: la situazione dell’horror.
Si sente sempre più di frequente che i film di genere sono in costante declino, che l’horror sta morendo o, nel peggiore dei casi, che è già morto. Non posso che essere contrario a tali affermazioni. L’horror è vivo e continua a vivere grazie a registi, più o meno conosciuti, che riescono a riconoscere le possibilità che questo offre.
Solo il 2014 ci ha regalato 3 grandi film come The Babadook, Wolf Creek 2[9] e Welp[10] nessuno dei quali è americano. Con questo voglio dire a tutti coloro che considerano il cinema d’orrore come terminato che si sbagliano, basta saper cercare bene. Il vero problema dell’horror è il fatto che tutt’ora non venga riconosciuta da tutti la sua portata e che venga considerato spesso come un genere minore, incapace di andare oltre al puro intrattenimento. Ciò comporta che la maggior parte delle grandi produzioni horror soddisfino questa aspettativa, del tutto errata, e che invece dei grandi titoli non vengano neanche distribuiti. Basti pensare che Babadook in italia non è ancora stato distribuito e che Wolf Creek 2 arriverà il 4 giugno del 2015 con un notevole ritardo.
Volendo ben vedere non bisogna neanche scagliarsi contro a tutta la produzione americana di genere. Recentemente abbiamo potuto godere di perle come Quella casa nel bosco[11] e Le streghe di Salem[12], giusto per citare un paio di titoli, due film made in USA che purtroppo in pochi hanno apprezzato ma che hanno molto da dire.
Se poi ci si allontana dagli USA per andare in Europa ed in Asia, c’è l’imbarazzo della scelta.
Tutto ciò per dire che, anziché lamentarsi dello stato attuale del genere, bisognerebbe espandere i propri orizzonti e non limitarsi ai film distribuiti in Italia.
Sicuramente questo non è un periodo ispirato come poteva essere quello degli anni ‘70/’80, però continuano a venire prodotti degli ottimi horror, molti dei quali non ricevono l’attenzione che meritano.
Scritto da: Tomàs Avila.
Note:
[1] Serie Tv poliziesca australiana: http://it.wikipedia.org/wiki/Murder_Call .
[2] Film del 1998: http://www.mymovies.it/dizionario/recensione.asp?id=29024 .
[3] Film del 1997: http://www.mymovies.it/film/1997/ilpozzo/ .
[4] Film di Lars Von Trier del 2000: http://www.mymovies.it/film/2000/dancerinthedark/ .
[5] Film di Lars Von Trier del 2003: http://www.mymovies.it/dizionario/recensione.asp?id=34448 .
[6] https://vimeo.com/39042148 .
[7] Film di Hideo Nakata del 1998: http://www.mymovies.it/dizionario/recensione.asp?id=35028 .
[8] Film di Mario Bava del 1963: http://www.mymovies.it/dizionario/recensione.asp?id=25745 .
[9] Film di Greg McLean del 2014: http://www.mymovies.it/film/2014/wolfcreek2/ .
[10] Film di Jonas Govaerts del 2014: http://www.mymovies.it/film/2014/cub/ .
[11] Film di Drew Godard del 2011: http://www.mymovies.it/film/2011/thecabininthewoods/ .
[12] Film di Rob Zombi del 2012: http://www.mymovies.it/film/2012/thelordsofsalem/ .