Il 2015 ha visto il ritorno di Frank Turner sugli scaffali dei negozi di dischi. Quasi ovunque fuorché in Italia, a dire il vero. Il che è un peccato, giacché il cantautore britannico si è conquistato nel giro di dieci anni un piccolo ma molto affiatato fan base anche nel Bel Paese, mentre in terra natia o in Germania vanta oramai di un pubblico molto vasto, per lo meno dai tempi della sua esibizione all’inaugurazione dei Giochi Olimpici di Londra nel 2012.
In musica e parole, il ragazzo ha dato molto con i suoi due album più acclamati Love, Ire & Song (2008) e England Keep My Bones (2011), di stampo folk punk à la Billy Bragg, e con il recente, più riflessivo e improntato sull’alternative rock Tape Deck Heart (2013).
Positive Songs for Negative People è il sesto capitolo della sua carriera (il nono se si contano anche i due album rilasciati con la band post-hardcore Million Dead e il disco del progetto Möngöl Hörde) ed è esattamente ciò che esprime il titolo: canzoni positive per persone potenzialmente negative; il tutto con l’intento di riemergere dai postumi di una lunga parentesi amorosa interrottasi tempo addietro, i cui effetti avevano senz’altro influito sui temi del precedente Tape Deck Heart, e di ritrovare la propria vivacità, che in realtà sul palco non è mai mancata: la canzone Get Better ne è un limpido esempio, essendo contraddistinta da forte grinta, orecchiabilità e un testo che fondamentalmente gira attorno alle due parole del titolo.
Un discorso analogo può essere fatto per The Next Storm, stessa tematica e testo simile. Questo non vuol dire assolutamente che entrambe siano delle “brutte” canzoni, sono al contrario due pezzi più che gradevoli e tra i meglio riusciti del disco nel loro intento.
Meno apprezzabili e più forzati sono invece brani come Demons e Josephine, che già dopo pochi ascolti sono in grado di stufare, mentre pezzi dal carattere meno gioioso come Mittens e Love Forty Down possono essere apprezzati pur accettando i loro limiti narrativi e compositivi.
Le canzoni più fedeli al sound acustico tipico dei primi dischi invece forniscono una buona apertura, The Angel Islington, e una toccante chiusura, Song for Josh, esibizione live a Washington D.C. di una sua canzone-tributo per un amico scomparso.
Lodevole è il tentativo di Turner di variare il proprio repertorio da un punto di vista stilistico (sono ormai lontani i tempi di ballate folk dal tema politico come Thatcher Fucked the Kids), il problema principale del disco risiede nella poca consistenza dal punto di vista dell’arrangiamento, che offre molto spazio al piano e ai cori, a volte in maniera eccessiva. Il sound complessivo risulta così poco autentico e, pur nella sua semplicità, troppo pastoso per accompagnare dei temi che dovrebbero apparire tendenzialmente genuini (cosa che era riuscita brillantemente in England Keep My Bones).
Qualsiasi esso sia, l’obiettivo di Turner è stato raggiunto in maniera completa nella canzone Silent Key, la penultima della tracklist. Caratterizzata fin dall’inizio da un accompagnamento anomalamente “heavy”, essa offre un testo molto interessante e vede una voce femminile cantare il bridge, a cui poi si aggiunge Turner per il finale climatico e molto intenso.
Se nel complesso l’album può sembrare un mezzo passo falso per il cantautore britannico, i fan(atici) più accaniti saranno sicuramente in grado di trovare dei punti di forza in esso. Positive Songs for Negative People è un disco per il “tempo libero”, da canticchiare con gli amici e da non prendere troppo sul serio (specialmente se state cercando musica impegnata). È un disco che, tutto sommato, riuscirà a rallegrare la giornata a tutti coloro che si sono svegliati con il piede sbagliato.