Recensione Léon

In Cinema, Recensioni brevi by scheggedivetroLeave a Comment

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Prima di cominciare avviso i lettori che in questa recensione saranno presenti degli spoiler, necessari per analizzare al meglio il film.

REGIA: Luc Besson

Alle 12 in punto, in una palazzina di Little Italy a New York, alcuni agenti della DEA, reparto anti-droga, capitanati dal detective Norman Stanfield (Gary Oldman), irrompono in casa di una famiglia e la sterminano. L’unica a salvarsi è Mathilda (Natalie Portman), una ragazzina di 12 anni che era uscita per fare la spesa.Il legame tra Mathilda e il sicario italoamericano Leon (Jean Reno) inizia quando la ragazzina torna a casa e citofona disperata al campanello del suo vicino di casa per sfuggire alle pistole degli agenti che hanno appena ucciso la sua famiglia; Leon le apre la porta e la lascia entrare.

Mathilda ha 12 anni ma è molto sveglia per la sua età e sopratutto ha voglia di crescere in fretta; capisce subito che il mestiere di Leon è quello di “fare le pulizie”, e così cerca di seguire la sua strada per vendicare l’uccisione del suo fratellino di quattro anni. Sarà lo stesso Leon a farsi convincere da Mathilda e ad insegnarle come diventare un sicario, mentre lei gli insegnerà a leggere e si prenderà cura di lui e della sua casa.

I giorni passano tra duri allenamenti, colpi e una dieta a base di latte, e intanto il legame tra i due si rinforza sempre di più: Mathilda dichiara i suoi sentimenti a Leon, che però rifiuta di ammettere di essersi legato a lei. Ma a Mathilda non importa morire se Leon non ammette di tenere a lei e allora decide di fare un gioco mettendolo alla prova: prende una pistola e se la punta alla tempia perché lei “vuole amore, o morte”. Leon colpisce la pistola giusto in tempo per deviare la traiettoria del proiettile, e per salvare la ragazzina. Mathilda ha vinto e ora può restare con lui per sempre.
Il legame tra i due continua a crescere fino a quando Mathilda, spinta dalla voglia di vendicare il fratellino, si reca alla stazione di polizia per uccidere Stanfield. Scoperta da quest ultimo, che è un detective drogato ma molto scaltro, viene condotta nel suo ufficio.

Poco dopo Leon, tornando leona casa, trova un biglietto lasciato da Mathilda, e, compresa la situazione, si reca di corsa da lei e la salva.
Ormai però la tempesta si è scatenata, e una concatenazione di eventi e coincidenze porta Leon ad uccidere un collega di Stanfield, che ora vuole vendicarsi sui due. Leon e Mathilda vengono accerchiati nel loro appartamento da un centinaio di agenti, e nonostante all’inizio riescano a cavarsela, alla fine sono costretti a separarsi: Mathilda, a malincuore, si cala giù dal palazzo mentre Leon rimane nell’appartamento. Prima di lasciarsi si confidano il loro amore reciproco. Leon, rimasto solo, si traveste da agente ferito e riesce quasi ad uscire dal palazzo senza essere riconosciuto ma sopraggiunge Stanfield che gli spara. Leon, però, prima di morire tiene strette le mani del detective e gli sussurra “questo te lo manda Mathilda” e si fa esplodere.
Mathilda, una volta capito che Leon è morto, decide di abbandonare la vita criminale e di ritornare a studiare nel collegio a cui è iscritta.
Il film si conclude con la scena della ragazzina che, nel giardino del collegio, interra la piantina di Leon per darle finalmente delle radici.

Questo film è stato definito il capolavoro di Luc Besson e io non posso che trovarmi d’accordo. La storia che lega i due protagonisti, Mathilda e Leon, è molto più che una storia criminale tra colpi di fucile e di pistole: è un’autentica storia d’amore. Luc Besson, quando uscì il film nel 1994, dovette fare i conti con le critiche che gli vennero mosse per la cruda rappresentazione di una storia d’amore tra un uomo ultra quarantenne e una bambina di dodici anni. Già molti film, negli anni ’90, rappresentavano la realtà criminale delle strade, la corruzione delle istituzioni o mettevano a nudo il problema delle generazioni cresciute ai margini della società, dove bambini di dodici anni fumano ed entrano in pericolosi giri criminali; ma Besson è andato altre alla mera rappresentazione di questa realtà. Il regista ha infatti diretto una storia d’amore tra un sicario ed una bambina. Questo per la critica era inaccettabile e alcune scene, come la seduzione esplicita di Mathilda nei confronti di Leon, erano state inizialmente rimosse dal film, del quale infatti esistono tre versioni differenti: la versione cinematografica di 110 min, la versione internazionale di 127 min e la versione integrale di 136 min.

Ma il film è davvero così scandaloso? A mio parere, no. Nonostante i due protagonisti si muovano in un ambiente criminale, ricco di violenze, il film riesce anche ad essere, a tratti, divertente e romantico.
Il personaggio che più fa sorridere è sicuramente Leon, un sicario professionista che uccide quotidianamente senza apparenti scrupoli, ma che nel profondo è un sentimentale: la sua migliore amica è una piantina che come lui “è senza radici”, e di lei si prende cura ogni giorno, annaffiando ogni sua singola foglia.
Quello che all’inizio del film si presenta come uno spietato assassino si rivela essere un personaggio buffo e impacciato, che non sa come dormire su un letto e che per questo si addormenta sempre seduto sulla sua poltrona, e che si nutre di una dieta a base di latte. Leon svolge una vita ordinaria tra pulizie domestiche, cura della sua piantina, allenamenti e lavoretti per conto di Tony, l’uomo che lo ha accolto fin da quando era un ragazzino e che ora gli affida compiti da svolgere. Il rapporto tra Leon e Tony è un rapporto padre-figlio: il sicario si dimostra sempre devoto e rispettoso nei confronti dell’uomo che lo ha salvato. Ma la vita di Leon è tutta uguale; ci vorrà Mathilda, con la sua energia, per stravolgergli la vita. Mathilda ha 12 anni ma ha voglia di crescere e di vendicarsi con gli agenti che hanno ucciso suo fratello, ma, nonostante si atteggi e parli da adulta, tra sigarette e parolacce, non perde mai il suo lato infantile che si manifesta innanzitutto nel suo aspetto e nella voglia di giocare e di ridere. Il lato adulto di Mathilda, quello femminile che cerca di sedurre Leon, si scontra con il lato impacciato del sicario, che rifiuta di cedere alle sue avance: l’ossimoro è che Mathilda è la bambina adulta e Leon è l’adulto bambino. Il loro amore è un’amore puramente poetico: è un’utopia, un amore platonico e senza sesso. È un amore innocente che si cela, per tutta la durata del film, sotto gli affetti che si scambiano reciprocamente e che alla fine viene dichiarato da entrambi appena prima che i due si separino.
“Leon” non è quindi un semplice film giallo o drammatico, ma rivela anche un lato profondo e romantico.

leon

Luc Besson ha creato un film privo di personaggi positivi: nessuno tra Mathilda, Leon o il detective Stanfield, è un esempio da seguire. Nessuno dei personaggi incarna gli ideali dell’eroe che lotta contro il male per portare la pace e la giustizia.

Leon è l’antieroe, un sicario professionista che uccide ogni giorno per soldi, anche se nel profondo è un sentimentale, Mathilda è una ragazzina di dodici anni che intraprende la strada criminale, fuma e non smette mai di dire parolacce.
Il detective della DEA Norman Stanfield dovrebbe rappresentare la giustizia, ma è tra tutti il personaggio più negativo: è un drogato, anche se fa parte del reparto anti-droga, è schizzato ed è un assassino. Tra tutti i personaggi è quello più spietato e totalmente privo di una morale: Leon ha un codice, mai uccidere donne e bambini, mentre Stanfield non si sarebbe fatto scrupoli ad uccidere Mathilda, ne tantomeno mostra rimorso per l’uccisione di tutta la famiglia della ragazzina. Nemmeno chi dovrebbe proteggere la legge, ci dice Besson con questo film, ne è in grado; anzi, è proprio il detective che incarna il personaggio più corrotto.
“Leon” non è uno scontro tra bene e male, è una storia d’amore dal sapore thriller.

Tuttavia nel finale del film tutto torna come doveva essere: ritornano l’ordine e la giustizia.
Leon e il detective Stanfield muoiono nell’esplosione, come probabilmente tutti i poliziotti nel palazzo, e Mathilda abbandona la strada criminale e decide di rincominciare gli studi.
Nell’ultima scena Mathilda si reca nel giardino del collegio e interra la piantina di Leon, che finalmente avrà delle radici.

Curiosità

  •  “Leon” è il primo film di Natalie Portman, che debutta all’età di 14 anni. Luc Besson all’inizio pensava che la ragazza fosse troppo piccola per la parte, ma cambiò idea dopo averla vista recitare.
  • Natalie Portman ha ricevuto numerose avance sessuali dopo questo film, e questo ha condizionato molto la sua scelta dei ruoli da interpretare nei film negli anni seguenti.

Scritto da: Veniavelia.