Recensione Ultras

In Cinema, Recensioni Film, Tomàs Avila by Tomas AvilaLeave a Comment

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È arrivato su Netflix da pochi giorno Ultras, un progetto italiano che, pur con i suoi difetti, merita attenzione.

Quasi cinquantenne, Sandro è ancora il capo degli Apache, il gruppo di ultras del Napoli con cui ha passato tutta la vita allo stadio. Dopo una vita di violenza, scontri, passioni e valori incrollabili, un provvedimento giudiziario gli impedisce di avvicinarsi alla curva, rimettendo in discussione le sue priorità, e Sandro sente per la prima volta il bisogno di una vita normale, di una relazione e magari anche di una famiglia. Angelo, invece, ha sedici anni e considera gli Apache la sua famiglia e Sandro la sua guida, dal momento che per lui ha preso il posto di  suo fratello Sasà, morto anni prima durante gli scontri di una trasferta. Durante le ultime settimane del campionato di calcio, i due andranno incontro al loro inevitabile destino. (da filmtv)

Si tratta dell’esordio cinematografico di Francesco Lettieri, regista di video musicali, in particolare di quelli di Liberato, musicista napoletano che ha composto la colonna sonora del film.

Sono molti i registi passati al cinema dai video musicali e spesso si riconosce il loro passato da una regia e un montaggio frenetici tipica di quel mezzo audiovisivo. Non è il caso di Lettieri invece, che predilige lunghi piani sequenza che seguono lentamente i personaggi.

La cosa che sorprende in effetti è proprio il ritmo dilatato e la carenza di scene dinamiche, propriamente d’azione. Sorprende perché, visto il tema trattato, ci si sarebbe aspettati un maggior peso dato alle scene d’azione, agli scontri tra i gruppi di ultras.

In realtà Lettieri si concentra sulle storie dei personaggi principali, in particolare quella di Sandro, soffermandosi spesso con delicatezza sulla loro quotidianità e su come l’essere ultras condizioni la loro vita anche al di fuori dei momenti in cui sono con il gruppo.

In tutto questo si assiste a una storia piuttosto conosciuta, ovvero al cambio generazionale all’interno di un gruppo criminale, in cui la nuova guardia cerca di prendere il sopravvento con un tentativo di “colpo di stato”.
A questo si aggiungono varie tematiche tipiche del genere come la ricerca della redenzione e l’impossibilità di lasciarsi del tutto alle spalle un passato violento e criminale, che inevitabilmente rimerge.

Storia e tematiche tipiche dei gangster movie e infatti, più che a film come Hooligans, che già avevano trattato bene il tema delle tifoserie violente, Ultras sempre prendere ispirazione più che altro da tutti i film e le serie tv sulla mafia usciti in Italia negli ultimi anni, in particolare da quelli ambientati in Campania.

Da qui la scelta del dialetto napoletano, scelta obbligata da Gomorra di Garrone in poi, e la particolare attenzione dedicata alla città di Napoli, che il film sembra voler omaggiare, mostrandone sia gli aspetti fascinosi sia i lati oscuri.

Notevole è poi la scelta degli attori, su tutti Aniello Arena, ex criminale, portato al cinema da Garrone, incredibilmente bravo nella parte, in grado di donare la giusta profondità al personaggio di Sandro.

Ciò che invece convince meno di Ultras, sono paradossalmente le scene più concitate e action, quelle degli scontri tra i gruppi rivali, in cui risulta evidente il budget limitato e i limiti registici di Lettieri, palesemente più bravo nei momenti di distensione che in quelli di azione.

Una menzione a parte va alla splendida colonna sonora di Liberato, che mescola varie influenze: dalle canzoni tradizionali napoletane alla tecno, passando per l’elettronica delle colonne sonore di molti film anni ’70-’80, tornata in auge negli ultimi anni con registi come Nicolas Winding Refn e prodotti come Stranger Things. Un miscuglio di generi che convince e fa guadagnare punti al film.

 

In conclusione, Ultras non è di certo un gran film ma resta un buon prodotto di genere con molti punti di forza, nonché un progetto interessante che riesce a intrecciare musica e cinema in modo originale.

 

Scritto da: Tomàs Avila.