Recensione L’uomo che uccise Don Chisciotte

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Regia: Terry Gilliam.
Soggetto: Don Chisciotte della Mancia, di Miguel de Cervantes y Saavedra.
Sceneggiatura: Tony Grisoni, Terry Gilliam.
Colonna sonora: Roque Baños.
Direttore della fotografia: Nicola Pecorini.
Montaggio: Lesley Walker, Teresa Font.
Produttore: Alacran Pictures, Tornasol Films, Entre Chien et Loup, Ukbar Filmes, El Hombre Que Mato a Don Quijote AIE, Carisco Producciones AIE, Recorded Picture Company (RPC), Radio Televisión Española (RTVE), Movistar+, Wallimage, Proximus, Fonds Eurimages du Conseil de l’Europe.
Anno: 2018.
Durata: 137′.
Paese: Spagna, Gran Bretagna, Francia, Portogallo.
Interpreti e personaggi: Adam Driver (Toby), Jonathan Pryce (Javier/Don Chisciotte della Mancia), Stellan Skarsgård (The Boss), Olga Kurylenko (Jaqui), Joana Ribeiro (Angelica), Jordi Mollà (Alexei Miiskin).

 

It’s a marvelous day for adventures.

Com’è possibile riuscire a dare un parere su un’opera con un passato così tortuoso come L’uomo che uccise Don Chisciotte (The Man Who Killed Don Quixote)? Ho trascorso  parecchi giorni a chiedermelo e perfino a poche ore dell’anteprima, temevo il peggio: e se non mi piacesse? Sarò in grado di dare un giudizio negativo senza lasciarmi fuorviare dall’affetto infinito che provo per Terry Gilliam e per questo suo progetto in corso da più di vent’anni?

l'uomo che uccise don quixote

Anche se ormai è storia nota, la pre-produzione de L’uomo che uccise Don Chisciotte, venne avviata nel lontanissimo 1998 e conta ben 7 tentativi di avviamento mal riusciti, ottenendo il primato di uno dei più estremi esempi di development hell della storia del cinema e un documentario, Lost in La Mancha (2002) che mostra i retroscena della produzione “maledetta”.

Sia a causa dei produttori e dei mancati finanziamenti che per il susseguirsi di attori che puntualmente abbandonavano il progetto, la produzione veniva tempestivamente rimandata poiché spesso contestata da motivazioni e disagi l’uno più assurdi dell’altro, come l’alluvione che ne spazzo via il set nel 2000 o la perdita dei diritti sulla sceneggiatura da parte di Gilliam nel 2006.

Tuttavia, incredibilmente, Gilliam riuscì finalmente a completare le riprese nel giugno del 2017 e il primo trailer del film venne distribuito nell’aprile del 2018, confermando finalmente che ciò che sembrava ormai un’impossibile utopia si era avverata: Terry Gilliam aveva portato a compimento il suo Don Chisciotte.

l'uomo che uccise don quixoteToby è un regista di spot pubblicitari che ha perso le sue vecchie aspirazioni giovanili, ma il ritrovamento di un suo vecchio progetto studentesco, una pellicola incentrata sulla storia di Don Chisciotte, lo condurrà alla ricerca dei personaggi che avevano popolato la sua storia; quando si imbatte in Javier, umile ciabattaio che aveva interpretato proprio Don Chisciotte nel suo film, il vecchio, ormai folle, lo trascinerà in assurde avventure in giro per la Spagna nominandolo suo scudiero, il fido Sancho Panza.

Come già sottolineato, è impossibile non sentirsi minimamente vicini a quest’autore che, con caparbietà, è riuscito in qualche modo a non disattendere le sue aspirazioni e i suoi sogni di gioventù; e se questo già di per sé non è un fatto appurato solo avendo seguito tutta la vicenda del making e dell’unmaking di questo progetto, Gilliam decide di renderlo ancora più palese trasfigurando tutta la sua frustrazione e la sua testardaggine nel cinico ed egoista regista pubblicitario Toby, interpretato da un magistrale Adam Driver.

l'uomo che uccise don quixote

Proprio durante la realizzazione di uno di questi spot, Toby decide di prendersi una pausa dal set scappando, letteralmente, in sella ad una motocicletta alla ricerca di quel paesino che anni prima aveva fatto da sfondo al suo adattamento di Cervantes in gioventù; l’evasione non è altro che la volontà di voler disperatamente rimanere aggrappati alle vecchie utopie giovanili ed il personaggio di Javier, un’adorabile Jonathan Pryce, invece l’incarnazione di esse, colui che, in maniera del tutto folle e irriverente, intrappolerà Toby in esse.

Javier, credendosi infatti il vero Don Chisciotte della Mancia, come nel romanzo di Cervantes, trascinerà Toby in quanto suo scudiero, alla ricerca di incredibili avventure; a questo punto la pellicola su sviluppa su più piani che impongono un confine fra realtà e fantasia sempre più labile, rendendo perfino allo spettatore impossibile stabilirlo.

Se da una lato la seconda parte della pellicola abbandona le sue regole narrative per inoltrarsi nel territorio della follia e si ispira chiaramente ai fatti che hanno ruotato  attorno alla reale lavorazione del film, dall’altro un intrinseco labirinto popolato da riferimenti all’attualità – il presente – ed il mondo delle memorie e del passato, apre una riflessione sull’esistenza stessa; si sta bene quando si rimane intrappolati nei propri sogni, o nella propria follia, al punto che, come nel caso di Javier, rinchiudersi in essa diventa l’unico modo per non soccombere.

l'uomo che uccise don quixote

E se molto spesso le aspettative non corrispondono alla realtà, la perdita di questa concezione permette al nostro cavaliere errante, a Gilliam, e tutti noi di non lasciare che l’immaginazione diventi vittima del reale; emblematica in questo senso è l’essenza stessa di questa pellicola, che cerca di ristabilire i rapporti fra realtà e realizzazione di questo folle progetto. L’unico spiraglio che tiene aggrappato il cavaliere errante al mondo è reale è proprio Toby, il quale si destreggia tra l’assecondarlo e il lasciarsi andare alle illusioni, ricordandoci perennemente che esiste un sistema dal quale non è possibile fuggire, pena la derisione della società.

Tuttavia un’opera così folle e sconclusionata non può che vantare al contempo, difetti e ingarbuglianti della trama dovuti proprio alla lunghissima e travagliata gestazione, come ci tiene a sottolineare il regista in vari punti del film: ed è così che l’inglese diviene lingua universale persino nello sperduto paesino di Los Sueños e Adam Driver inizia ad interpellare lo spettatore chiedendosi chi accidenti abbia scritto il finale di questo film.

l'uomo che uccise don quixoteEppure, alla fine, i giganti si palesano e tutti possono vederli: la realtà ha lasciato spazio alla follia che ne esce vincitrice ed è in quel momento che Gilliam trionfa contro i mulini a vento e può finalmente tirare un sospiro di sollievo. Difatti, lo stesso Terry Gilliam è Don Chisciotte, in continuo inseguimento delle sue aspirazioni e dei suoi sogni, mai stato adatto al mondo contemporaneo, perennemente in ricerca di Dulcinea; è probabilmente ciò a rendere L’uomo che uccise Don Chisciotte, molto più autobiografico di qualsiasi altra pellicola del regista, raccogliendo tutta la sua visionaria follia già ampiamente sperimentata in Paranssus – L’uomo che voleva ingannare il diavolo.

Concludendo, seppur con i suoi difetti e le sue forzature non si può negare che L’uomo che uccise Don Chisciotte racchiuda quei due elementi essenziali che per chi ama il cinema non dovrebbero mai mancare: un’anima e un grande cuore.

 

Scritto da: Martina Meschini