Recensione City Of Violence

In Il Cinema della Corea del Sud, Recensioni brevi, Recensioni Film, Tomàs Avila by Tomas AvilaLeave a Comment

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Regia: Ryoo Seung-wan.
Soggetto: Ryoo Seung-wan, Jung-min Kim, Won-jae Lee.
Sceneggiatura: Ryoo Seung-wan, Jung-min Kim, Won-jae Lee.
Musiche: Jun-seok Bang.
Direttore della fotografia: Yeong-cheol Kim.
Produttore: Ryoo Seung-wan, Jung-min Kim, Hye-jeong Kang.
Anno: 2006.
Durata: 92’.
Paese: Corea del Sud.
Interpreti e personaggi: Kil-kang Ahn (Wang-jae), Doo-hong Jung (Tae-su), Seok-yong Jeong (Dong-hwan).

 

 

La morte violenta di un ex malavitoso spinge un amico d’infanzia (ora poliziotto a Seoul) a tornare nella città di provincia dove è nato. Sono passati dieci anni e il poliziotto trova i compagni di un tempo che ora hanno delle vite molto diverse. C’è che vive la frustrazione di avere un fratello non del tutto a posto psichicamente e chi invece si è fatto strada nel mondo della criminalità organizzata divenendone il boss ma trattando affari più grossi di lui. Il poliziotto decide di indagare sulla morte dell’amico e scopre un mondo di violenza in realtà già presente negli anni della loro adolescenza ed ora esasperato. (da mymovies)

 

Ryoo Seung-wan è un regista coreano tra i più conosciuti in occidente. Il suo primo film è del 2000, quindi non si tratta di una delle nuove leve. Ha ormai alle spalle nove lungometraggi, l’ultimo risalente al 2015, e questo City Of ViolenceCity of Violence, del 2006, è la sua quinta opera.
Si tratta di una perla da rispolverare assolutamente. Non è famoso come i titoli connazionali più noti (come del resto il regista) ma è sicuramente uno dei migliori film d’azione coreani degli ultimi anni.
Lo stile di Seung-wan è molto diverso da quello degli altri registi coreani visti fino ad ora.
City of Violence ci fa capire come lo scambio (cinematografico) tra occidente ed oriente non sia monodirezionale. Siamo abituati a vedere film americani che si ispirano ai noir di hong-kong o ai film di arti marziali di Bruce Lee, per fare degli esempi. Facendo questi discorsi è impossibile non pensare a Quentin Tarantino, il regista citazionista per eccellenza che ha sempre avuto un occhi rivolto verso l’Asia. Le opere di Tarantino hanno sconvolto a livello mondiale il cinema, dagli anni ’90 in poi, e City of Violence ci fa capire come il regista americano abbia influenzato anche l’oriente. Sì perché il film di Seung-wan è innanzitutto un grandissimo omaggio al Cinema di Tarantino[1], in particolare a Kill Bill[2] che viene citato esplicitamente più volte. È un film pieno di citazioni e probabilmente anche dopo più visioni non si saranno colte tutte.
City Of ViolenceTuttavia non si deve pensare che sia soltanto un ammasso di citazioni incollate tra di loro, c’è molto di più.

Per prima cosa sorprende la fantastica regia di Seung-wan, così ricca di trovate visive da essere quasi strabordante. Anche in questo caso si coglie l’aspetto citazionistico e i nomi chiamati in gioco, per me, sono principalmente tre: Tarantino, Sergio Leone[3] e Martin Scorsese[4]. Del primo vengono ripresi esattamente certi tipi di inquadrature, come quelle dal basso (vedi immagine), le zoomate veloci (che a sua volta Tarantino aveva preso dal cinema di exploitation), l’uso dei piani sequenza e via dicendo. Leone ha influenzato notevolmente il regista americano quindi, inevitabilmente, lo ritroviamo anche qui. Certe inquadrature richiamano direttamente i suoi western anche se si nota di più la sua influenza nella scelta della colonna sonora che fa il verso a Ennio Morricone[5]. Ci ho visto anche molto di Scorsese, specialmente nell’utilizzo della stedicam per certi long takes. Oltre alle tecniche già dette vediamo anche molto di più: fermi immagine, split screen, ralenti, transizioni particolari tra le inquadrature e altro ancora.
Anche il montaggio è ottimo, specialmente per come aiuta la narrazione ad unire fluidamente il piano temporale passato e quello presente.
City Of ViolenceLa cosa più interessante dal punto di vista della regia è che, nonostante l’aspetto citazionistico, Seung-wan riesce a metterci molto di suo, mantenendo uno stile personale.

In secondo luogo salta all’occhio la spettacolarità delle coreografie. Le scene di combattimento sono veramente realizzate bene. Siamo molto lontani dallo stile di combattimenti degli ultimi prodotti di azione (The Raid[6] su tutti) ma sia dal punto registico che coreografico The city of Violence convince al cento per cento. Chi cerca scene d’azione non ne rimarrà assolutamente deluso. In particolare gli ultimi venti minuti, che sono un grande omaggio alla parte finale di Kill Bill vol 1, ci regalano dei combattimenti veramente divertenti.

La terza cosa che rende questo film una piccola perla è il fatto che è più profondo di quanto potrebbe sembrare inizialmente. Dietro alle migliaia di citazioni, a tutta l’azione e allo stile eccessivo, The City of Violence nasconde un cuore nero e malinconico. L’azione si mescola al noir e vengono affrontati dei temi nient’affatto banali. Quello principale è il tema dell’amicizia. I rapporti tra i personaggi sono costruiti con molta cura, grazie anche ai flashback in cui li vediamo da ragazzi. La malinconia di fondo sta nel vedere come il gruppo di amici abbia intrapreso, dopo la scuola, strade completamente diverse. C’è chi è diventato un criminale, chi un poliziotto. Ma nonostante la diversità dei percorsi intrapresi e nonostante uno di loro si riveli essere l’antagonista, il legame tra loro è molto forte. Il City Of Violencetema dell’amicizia quindi ma anche quello dell’innocenza e dell’ingenuità della giovinezza. I ragazzi che sembravano inseparabili e che combattevano (già dall’allora) contro ad un mondo violento, si trovano alla fine ad uccidersi tra di loro.
L’antagonista è uno dei personaggi più approfonditi e più convincenti. La sua volontà (piuttosto infantile) di rivalsa sugli amici, la volontà di dimostrare che non è più la pecora nera del gruppo lo spinge a fare cose orribili. Così come i complessi di inferiorità nei confronti dei boss di Seul. Il gruppo di amici è cresciuto in una città più piccola e chi viene da Seul li considera dei provinciali. Non a caso il suo progetto è di far cambiare la città in cui è cresciuto, trasformarla in qualcosa di più moderno. Si legge tra le righe anche la differenza sociale che c’è tra diverse zone della Corea del Sud, tra Seul e le zone più provinciali.
Come dicevo dietro allo strato d’intrattenimento c’è molto più di quello che si potrebbe immaginare.

 

 

Scritto da: Tomàs Avila.

 

 

Note:

 

[1] Link IMDB del regista: http://www.imdb.com/name/nm0000233/?ref_=tt_ov_dr .

[2] Link IMDB del film: http://www.imdb.com/title/tt0266697/?ref_=nm_knf_i3 .

[3] Link IMDB del regista: http://www.imdb.com/name/nm0001466/?ref_=nv_sr_1 .

[4] Link IMDB del regista: http://www.imdb.com/name/nm0000217/?ref_=nv_sr_1 .

[5] Link IMDB del compositore: http://www.imdb.com/name/nm0001553/?ref_=fn_al_nm_1 .

[6] Link IMDB del film: http://www.imdb.com/title/tt1899353/?ref_=nv_sr_1 .