Recensione La Grande Scommessa

In Oscar 2016, Recensioni brevi by scheggedivetroLeave a Comment

Condividi:
Share

GENERE: Drammatico/ Commedia
DURATA: 130′
REGIA: Adam McKay
SCENEGGIATURA: Charles Randolph, Adam McKay
FOTOGRAFIA: Barry Ackroyd
MONTAGGIO: Hank Corwin
SCENOGRAFIA: Clayton Hartley
COLONNA SONORA: Nicholas Britell

Se non puoi battere le banche, fagliela pagare

The Big Short è un film tratto dall’omonimo romanzo di Michael Lewis, che racconta la storia di un gruppo di investitori visionari che avevano intuito il crollo finanziario del 2008 e hanno scommesso contro il sistema, guadagnandoci.
Il film, diretto brillantemente da Adam McKay, cerca di spiegare le cause della crisi finanziaria che ha colpito il mondo intero nel 2008, parlando della storia del crollo economico dal punto di vista dei protagonisti.
I protagonisti di The Big Short sono persone realmente esistite che hanno scoperto i problemi legati al settore immobiliare e ne hanno previste le conseguenze. Il film è una storia dal loro punto di vista, quella di questi eccentrici “eroi” dal carattere molto difficile, ma che sono rimasti sconosciuti alla gente comune: mentre i più, nel 2008, perdevano le loro case e i loro risparmi di una vita, questo gruppo di persone ci ha invece guadagnato una fortuna, ma non senza sensi di colpa.

Il film gode di un cast formidabile:

la grande scommessaChristian Bale interpreta Michael Burry, un genio matematico con problemi nel relazionarsi con altre persone, il primo investitore a rendersi conto della crisi a cui il mercato immobiliare stava andando incontro. Micheal Burry è il primo che va a controllare realmente i CDO, ovvero i pacchetti dove erano contenuti i crediti dei mutui. E’ lui che capisce che le banche avevano immesso sul mercato un prodotto che in realtà era “schifoso” ( o “merda” come viene spesso detto nel film) e decide di piazzare una grande scommessa al ribasso. Gli altri investitori: Mark Baum ( Steve Carrel), Jared Vennett (Ryan Gosling) e Ben Rickert (Brad Pitt) vengono a conoscenza del caso di Michael Burry e, dopo essersi informati adeguatamente, lo seguono nella sua folle impresa di scommettere contro il mercato immobiliare.

Steve Carrel, che interpreta Baum, un uomo eccentrico ai limiti del patologico e psicologicamente disturbato a causa del suicidio del fratello, è il personaggio che più rappresenta l’odio e il disprezzo verso un sistema di banche fraudolento, gestito da individui senza un minimo senso morale e che non comprendono cosa significhi essere degli adulti responsabili. Investitori incapaci di comprendere le conseguenze dei loro gesti, perché resi ciechi dalla prospettiva del guadagno.

Non me l’aspettavo così” “ E cosa pensavi di trovare?” “Non so, degli adulti
Così altri due personaggi del film commentano l’incompetenza degli investitori di Wall Street, due ragazzi del Colorado che sognavano di scalare Wall Street e che sono rimasti coinvolti anche loro nel gioco che ha portato la crisi allo scoperto. 

la grande scommessa

REGIA

Il pubblico a cui il film si rivolge, per lo più, non è a conoscenza di come funzionino realmente i guadagni nel settore immobiliare, di cosa sia un mutuo subprime e del complicato sistema finanziario alle spalle di queste imprese. Il film, nonostante abbia una grande impronta ironica, che lo avvicina al genere della commedia, rimane una denuncia al sistema immobiliare e delle banche che in maniera cosciente ha ingannato milioni di persone, per lo più gente con gravi difficoltà economiche, a fidarsi di loro, e come siano state loro le stesse persone che hanno pagato davvero le spese di questa crisi. The Big Short racconta di un collasso economico che ha prosciugato i risparmi di milioni di povere persone. La sfida del regista era di cercare di spiegare in modo elementare le cause della crisi: l’argomento del film è infatti pesante, perché si tratta perlopiù di un ripetersi di termini economici difficili da memorizzare, come mutui subprime, credit default swap, CDO.
The Big Short compie il miracolo di farci capire come alcuni meccanismi finanziari siano inspiegabili; Il regista non fa appello alla ragione del suo pubblico ma si identifica con esso e cerca delle soluzioni originali e simpatiche per spiegare di cosa si trattano questi termini: vengono interpellati personaggi famosi come Selena Gomez o Margot Robbie. Ma in realtà l’argomento rimane difficile nella comprensione, ed è proprio in questo caos di grandi parole, tanto più complesse quanto più vuote di significato, che giocano i draghi della finanza mondiale: il loro gioco viene però scoperto in tempi diversi da personaggi come Burry, Baum e Vennet, che profetizzano il default del mercato immobiliare, dove nessuno fino al 2005 nutriva il dubbio di rischio. Burry è il primo a pensarci, creando il Credit Default Swap, ovvero una forma di investimento che guadagna dal fallimento dei mutui, e piano piano tutti gli altri arrivano al medesimo risultato.

Adam McKay, un grande comico a dirigere la tragedia finanziaria del secondo dopoguerra, ha lavorato per facilitare la comprensione del film e per rendere l’argomento più coinvolgente e meno noioso, e il risultato è un film costellato di una forte ironia, sia nella forma che nel contenuto. Tale apocalisse finanziaria è resa scattante e coinvolgente dall’uso originale del dispositivo cinematografico che ha reso il film adrenalinico, visionario, irriverente e a tratti folle: una “black commedy” che con una pungente ironia attira e coinvolge il pubblico. Adam McKay dirige quindi un film in continuo movimento, disorientante, che con una macchina da presa riesce a passare da un momento comico a uno tragico senza interruzione.

The Big Short è uno di quei film che fa uscire dalla sala cinematografica frastornati e increduli dopo due ore passate davanti a grafici, swap, CDO e persone totalmente incompetenti che passano le loro giornate a divertirsi al lavoro. Questo perché il mondo della finanza viene spesso immaginato in maniera sbagliata dalla gente comune, e questo film ne è la prova: i nostri risparmi, i nostri investimenti ele nostre case sono in mano a degli incompetenti che confondono il lavoro con il divertimento. Il bianco con il nero; e la cosa peggiore è che la responsabilità non è mai loro, ma di qualcun altro sopra di loro.

la grande scommessa

 

La Grande Scommessa è un film intelligente che è riuscito a rendere comprensibile al vasto pubblico argomenti che solitamente risultano ostici. Come già accennato, McKay, utilizza diversi escamotage per semplificare i difficili meccanismi e termini finanziari. Oltre ad interpellare direttamente il pubblico, quando i personaggi guardano dritto nella telecamera e ci parlano direttamente, o quando la voce fuoricampo commenta ironicamente quello che succede sullo schermo, il regista usa altri metodi. Vi sono stacchi dal filo logico della trama in cui ad esempio Anthony Bourdain, mentre sta preparando una zuppa di pesce, spiega cosa sono i CDO; o Margot Robbie che, immersa nella vasca da bagno mentre sorseggia champagne, spiega cosa sono i mutui subprime; o Selena Gomez che al tavolo della roulette spiega cosa sono i CDO sintetici, ovvero scommesse su scommesse giocate sulla convinzione che tutto andrà bene, finché qualcosa non va storto.

Tutto sommato, era sufficiente osservare per capire che qualcosa non andava ma, come dice il film,
La verità è come una poesia: e a nessuno frega niente della poesia”.

CURIOSITA

The Big Short ha ottenuto l’oscar come miglior sceneggiatura non originale ad Adam McKay e Charles Randolph, ed era candidato anche per:

  • Miglior film
  • Miglior regia ad Adam McKay
  • Christian Bale come migliore attore non protagonista
  • Miglior montaggio a Hank Corwin

Scritto da: Veniavelia